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A 27 anni dalla strage di via D'Amelio il sacrificio estremo del dottor Paolo Borsellino e del dottor Giovanni Falcone sembra ancora lontano dall'aver portato i frutti sperati. 'La lotta alla mafia, il primo problema da risolvere nella nostra terra bellissima e disgraziata, non deve essere soltanto una distaccata opera di repressione, ma un movimento culturale e morale che coinvolge tutti e specialmente le giovani generazioni' - diceva Paolo Borsellino nel suo famoso discorso sul profumo della libertà in ricordo di Giovanni Falcone.
Purtroppo questa battaglia culturale, sociale e giudiziaria è ancora lontana dall'essere vinta. Le sentenze e i rapporti della Dia dicono in modo inequivocabile che le mafie sono radicate nella nostra terra, a Modena. Oggi, nell'Emilia ricca e indifferente, il potere del denaro guida senza limiti di alcun tipo l'agire di interi mondi economici e la mentalità stessa di una società che si accontenta di farsi vanto di una legalità sterile, da copertina.
Così da questa ricchezza solo apparentemente protetta da un sistema valoriale antimafioso, le radici mafiose traggono il nutrimento per sviluppare rigogliose piante tossiche.
E il muro di omertà di fronte a tale radicamento viene spesso scalfito solamente da dichiarazioni di facciata e formali prese di posizione.
Il lavoro di magistrati e forze dell'ordine ha portato negli anni a processi importanti e arresti, ma è la cosiddetta società civile che appare anestetizzata di fronte a una realtà talmente pervasiva da apparire come la normalità. Ma normalità non è. Perchè delle due l'una: o crediamo alla Dia, alle sentenze (in primis quella di primo grado del processo Aemilia) e quindi crediamo che davvero le mafie hanno messo le radici nella economia modenese ed emiliana, stringendo rapporti con imprenditori e una fetta della politica, oppure non ci crediamo.
Nel secondo caso smettiamola allora di investire soldi e iniziative retoriche sul valore della legalità e del contrasto alla criminalità organizzata.
Nel primo caso, invece, se crediamo che il radicamento sia reale, che il confine tra mafia ed economia sana sia sempre più labile, allora non si capisce perchè organizzazioni sindacali, partiti, istituzioni, ordini di professionisti, associazioni di categoria non si accorgano mai di nulla. Nessuna autodifesa, nessun anticorpo, nessuna denuncia preventiva. Le radici mafiose emergono sempre e solo grazie al lavoro delle forze dell'ordine e a quel punto inizia il coro delle prese di distanza e delle voci sgomente e indignate. Inizia la corsa alle costituzioni di parte civile e la gara a chi invoca la pena più esemplare e definitiva. E' questa l'omertà da combattere, l'omertà della denuncia del giorno dopo, l'omertà che consente alle mafie una protezione implicita e che allontana ogni giorno di un un giorno in più la nascita di quel movimento culturale auspicato dal dottor Borsellino.
Cinzia Franchini
Nella foto il momento della celebrazione di oggi a Carpi davanti al murale dedicato a Paolo Borsellino