'La sicurezza dei fiumi ancora lontana: sulle grandi opere poco o nulla si è fatto'
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'La sicurezza dei fiumi ancora lontana: sulle grandi opere poco o nulla si è fatto'

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Massimo Neviani (Comitato Salute Ambientale Campogalliano): 'In questi anni poco o nulla si è fatto per raggiungere i parametri di piena centenaria indicati da tempo in ambito tecnico e universitario per parlare di sicurezza. Livello che se raggiunto avrebbe evitato molti danni'


'La sicurezza dei fiumi ancora lontana: sulle grandi opere poco o nulla si è fatto'
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'Il parametro riconosciuto sia in ambito universitario che regionale per garantire un livello di sicurezza idraulica buono (nel rapporto tra costi e benefici delle opere idrauliche e i costi di una alluvione), è la capacità di reggere una piena con tempo di ritorno di 200 anni, definita grande. Il livello di sicurezza minimo è considerato quello per una piena centenaria. Solo a questo livello possiamo parlare di fiume in sicurezza. Ne segue che un'Amministrazione Regionale che punta alla messa in sicurezza del territorio in modo credibile deve garantire la piena centenaria, livello che in Romagna avrebbe evitato l'alluvione nella maggior parte del territorio (studio del professor Orlandini di Unimore).
A Modena dopo l'alluvione del Secchia del 2014 i lavori fatti hanno messo in sicurezza il fiume solo per le piene piccole dette con tempo di ritorno ventennale.

Già 30 anni fa il Magistrato del Po aveva valutato la capacità della cassa di espansione come adeguata solo alle piene piccole e adesso a 10 anni dall'alluvione la regione non ha fatto un progetto per la messa in sicurezza neppure al livello minimo della piena centenaria. Per il Panaro dopo la constatazione del Magistrato del Po dell'inadeguatezza della cassa di espansione e la quasi tracimazione del fiume a Solara (con la cassa di espansione vuota) durante la piena del 2009 si è adeguata la cassa alle piene medie dette cinquantennali. Anche per il Panaro non c'è nessun progetto per mettere in sicurezza il fiume ad un livello minimo.

Dopo l'alluvione del 2020 a Nonantola ci si è resi conto dell'inadeguatezza del sistema arginale dato che si è verificata una rotta con una piena inferiore alla media e con l'acqua a quasi 2 m dalla sommità arginale (quindi con ampio margine di sicurezza).

L'aumento della pericolosità dei fiumi in regione è stato causato come fattore principale dell'estrazione selvaggia di ghiaia fatta negli anni 60 in alta pianura (tra Sassuolo e la via Emilia per il Secchia) con un forte abbassamento dell'alveo e poi dall’erosione successiva del fiume sui materiali più fragili venuti allo scoperto (abbassamento complessivo dell'alveo a Rubiera di 14 metri). Questa canalizzazione del fiume ha causato un aumento della velocità dell'acqua e l'impossibilità di disperdere l'acqua nelle golene ormai isolate dell'alveo.

A valle della via Emilia dove la pendenza dell'alveo diventa molto piccola si è valutato un aumento delle portate di picco del 40% e questo a parità di piogge cadute. Un'altro fattore è stato il restringimento dell'alveo in bassa pianura (a valle della via Emilia) e il rialzo delle golene causa sedimentazione. Aver fatto finta che le casse di espansione avessero risolto i problemi nonostante le relazioni del Magistrato del Po le avessero valutate adeguate solo alle piene piccole già 30 anni fa ha permesso alla regione di abbandonare a sé stessi i fiumi, dopo le alluvioni del 2014 la reazione della regione è stata molto modesta. Importante è stata anche l'irresponsabile decisione di lasciare costruire in zone molto pericolose, Modena est, Modena nord, Bastiglia, Bomporto, Nonantola ovest'

Massimo Neviani

Gianni Galeotti
Gianni Galeotti

Nato a Modena nel 1969, svolge la professione di giornalista dal 1995. E’ stato direttore di Telemodena, giornalista radiofonico (Modena Radio City, corrispondente Radio 24) e consiglie..   Continua >>


 

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