Viaggio nel Frignano sospeso: lo sfogo di Fabio Reggianini
Lo sfogo di Reggianini è dovuto al fatto che fino alle 19.30 di ieri non si sapeva ancora nulla e, dopo, la confusione era comunque tanta
Per tenere viva l’attività ha iniziato, sulla sua pagina Facebook “Uova Zucchero e Farina” a intrattenere le persone da casa, facendo delle piccole lezioni video di pasticceria, di modo che le persone potessero imparare piccoli segreti di pasticceria, in tempi di quarantena forzata, senza che mancasse la dolcezza. Per offrire uno scorcio di normalità in paese e nelle frazioni, in occasione della festa del papà ha iniziato le consegne a domicilio, facendo sì che nelle famiglie si potesse festeggiare la ricorrenza con un dolce per l’occasione. E le consegne a domicilio (previa ordinazione) a oggi sono state lo strumento che Reggianini ha avuto per poter continuare a portare avanti la sua attività nonostante la chiusura al pubblico. Ha anche messo a disposizione gratuitamente la sua ricetta della colomba pasquale, in cambio di una donazione alla Croce Verde di Pavullo (l’annuncio è presente sulla pagina “Uova Zucchero e Farina”). Fabio, come tanti, ha provato ad avere fiducia nel Governo in un momento delicato come questo. Ma i continui tentennamenti del Presidente del Consiglio “che dovrebbe usare un canale istituzionale, non Facebook come faccio io” ha detto in un video postato domenica sera sul suo profilo, lo hanno stremato e, come lui, probabilmente la moltitudine di partite iva in ansia per quando tutto finirà. “Questa mattina ho chiamato in questura, ho chiamato i carabinieri e anche il mio commercialista, per sapere se lunedì avrei potuto lavorare”. Lo sfogo di Reggianini è dovuto al fatto che fino alle 19 e 30 non si sapeva ancora nulla e, dopo, la confusione era comunque tanta. “Io ho tante spese a cui far fronte, ma questo mese non abbiamo lavorato, e siamo in tanti ad essere messi così. C’è chi ha investito tanti soldi e ha tanti dipendenti. Le misure per i dipendenti ci sono e sono giuste, ma gli imprenditori che non potranno metterci del proprio sono destinati a chiudere, e anche coloro che potranno pompare liquidità nelle loro attività, una volta che l’avranno finita, poi chiuderanno anche loro e conseguentemente dovranno licenziare. Non possiamo andare avanti se non abbiamo una mano, se il governo non ci sostiene, e questi si stanno dimostrando incapaci. Io non mi sento rappresentato da Giuseppe Conte, non possiamo andare avanti con chi non ci garantisce nulla e non ci fa capire se possiamo lavorare o meno. Sono d’accordo che si deve chiudere, io stesso l’ho fatto per tutelare clienti e famigliari. Ma non si può farlo in un clima di incertezza simile”.
Stefano Bonacorsi
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