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Utilizzavano migranti per la sicurezza nei concerti, anche al Modena Park

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C'? un modenese nell'elenco dei 4 arrestati dai Carabinieri di Reggio Emilia. Sfruttavano richiedenti asilo appena sbarcati con falsi decreti prefettizzi


Utilizzavano migranti per la sicurezza nei concerti, anche al Modena Park
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Utilizzavano, con falsi decreti prefettizi, profughi richiedenti asilo appena sbarcati dalla Libia, sottopagati e impreparati, per garantire la sicurezza di grandi eventi, fra cui i concerti dei Rolling Stones, Depeche Mode e Vasco Rossi. I carabinieri di Reggio Emilia hanno arrestato quattro persone, fra Emilia e Lombardia, con le accuse di intermediazione illecita, sfruttamento del lavoro, false attestazione a pubblico ufficiale e falso materiale in autorizzazioni amministrative.
Il modenese farebbe parte di una società che si occupa di sicurezza e che avrebbe svolto i servizi anche per il Modena Park.

Contattati su internet o per passaparola e ingaggiati per sei euro l'ora. Poi, costretti a turni massacranti, anche per 15 ore di fila al giorno senza pause per mangiare o bere, per garantire la sicurezza dei grandi eventi come il concerto di Vasco Rossi al Modena Park, del primo luglio 2017, che richiamo' circa 220.

000 spettatori. Sono i nuovi 'schiavi' del mondo della 'security' che almeno da un anno venivano sfruttati da quattro persone (oggi tutte indagate e due in carcere), con modalita' affini a quelle del caporalato nei campi agricoli. Si tratta di circa un centinaio di 'invisibili' tra cittadini italiani o nomadi, alcuni dei quali pregiudicati, ma piu' spesso extracomunitari clandestini o sbarcati da poco e in attesa di responso della richiesta di protezione internazionale, che in molti casi non parlavano neanche italiano. E' quanto ha scoperto la Procura di Reggio Emilia che, al termine delle indagini partite nel 2017- titolari il procuratore capo Marco Mescolini e il sostituto Valentina Salvi- ha spiccato quattro provvedimenti cautelari eseguiti oggi dai Carabinieri. Per due persone, Francesca Ceglia di 51 anni e il figlio Damiano Leone di 31, si sono aperte le porte del carcere.

I due truffatori seriali, di origine salernitana e gia' coinvolti in un'inchiesta sulla compravendita in rete di case vacanza fantasma, reclutavano infatti la 'manodopera' in nero, accogliendola nella loro casa in citta', per poi dirottarla nei luoghi degli eventi o nei locali notturni di tutto il nord Italia dove i migranti- privi di ogni requisito professionale- svolgevano le mansioni di buttafuori. 

Nell'inchiesta sono inoltre coinvolti i titolari di due societa' fornitrici di servizi di sicurezza per eventi, con sede legale in provincia di Bologna e a Imola. A loro e' stato imposto il divieto di esercitare l'attivita' imprenditoriale per un anno. Il ruolo delle societa' era quello di comunicare alle autorita' delle citta' in cui si svolgevano i concerti i codici prefettizi di autorizzazione dei propri addetti, per poi 'mescolare le carte' affiancando agli addetti alla security regolari e formati anche i migranti, dotati per l'occasione di tesserini falsificati. Un meccanismo illecito che, secondo i Carabinieri, ha fruttato almeno 100.000 euro ai suoi organizzatori, a discapito della sicurezza pubblica. Come dichiarato ai militari da una delle 'vittime' dell'organizzazione, un clandestino proveniente dalla Libia che ha prestato servizio in un concerto (la lista include anche quelli dei Guns'n roses a Imola, di Dj Salmo a Modena, dei Rolling stones a Lucca e dei Depeche mode a Milano, tutti di 2 anni fa, ndr), 'se fossi stato un terrorista avrei potuto fare qualsiasi cosa'. Gli indagati devono ora rispondere a vario titolo di una lunga serie di accuse di reato, come intermediazione illecita, sfruttamento del lavoro, false attestazioni a pubblico ufficiale e uso di falso materiale in autorizzazioni amministrative. Il comandante dei Carabinieri reggiani Cristiano Desideri, sottolineando che nessuno dei migranti sfruttati era in carico a strutture di accoglienza, sottolinea in particolare, 'lo stato di forte soggezione psicologica e morale degli stranieri, che volevano lavorare e proprio con questa promessa venivano attirati nella trappola'.

La testimonianza

'Io mi ritengo una brava persona, ma di fatto trovai strana l'assenza di controllo. Perche' se fossi stato un terrorista avrei potuto fare qualsiasi cosa'. E' la testimonianza ai Carabinieri di Reggio Emilia di uno dei circa 100 migranti impiegati come manodopera in nero nella sicurezza dei grandi concerti- con tesserini falsificati- da parte di un'organizzazione sgominata oggi dai Carabinieri reggiani (due le persone arrestate). Ai militari l'uomo, entrato clandestinamente in Italia nel 2016 dopo essere stato salvato in mare dalla nave di una Ong mentre era in viaggio su un barcone dalla Libia, racconta la sua esperienza 'lavorativa' durante un evento a Modena. 'Da quando abbiamo cominciato il lavoro a quando lo abbiamo finito nessuno, ne' di alcuna societa' ne' delle forze dell'ordine mi ha mai chiesto alcun documento o ha effettuato alcun controllo sul mio cartellino. E non sono stato oggetto di filtraggio con metal detector o di altro tipo, nemmeno visivo, sul contenuto delle mie tasche, o degli effetti che portavo con me'. I Carabinieri hanno per il momento identificato circa la meta' dei migranti che venivano reclutati a Reggio Emilia da una donna e un uomo (madre e figlio con precedenti per truffa) mentre gli altri, definiti 'invisibili', sono di fatto scomparsi. 

Redazione Pressa
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La Pressa è un quotidiano on-line indipendente fondato da Cinzia Franchini, Gianni Galeotti e Giuseppe Leonelli. Propone approfondimenti, inchieste e commenti sulla situazione politica, ..   Continua >>


 
 
 
 

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