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'Il caso del Punto Nascite di Pavullo è emblematico. Pur partendo da un’incontestabile evidenza scientifica, sotto i 500 parti è a rischio la qualità e la sicurezza delle procedure, si è proceduto alla chiusura rimaneggiando la rete delle emergenze, ma fuori da un contesto di riorganizzazione generale, provinciale. Come sappiamo la decisione è stata assunta a livello regionale e nazionale, localmente si è cercato di farvi fronte al meglio possibile, ma il problema della specificità della Montagna sul versante pavullese, appare, come non considerata in termini pieni.
Proprio stanotte una mamma ha partorito in ambulanza mentre si recava da Pavullo a Sassuolo.
E’ andato tutto bene, grazie all’abilità del personale, ne siamo felici, facciamo gli auguri ai genitori e al bimbo, ma questa è l’evidenza che un problema esiste e va affrontato in un contesto di riorganizzazione e ridefinizione dei percorsi almeno su base provinciale. E’ del tutto plausibile e condivisibile la richiesta che viene da alcuni sindaci e dai consigli comunali di comuni dell’area montana che hanno mosso la prevista istanza di riesame della decisione di chiusura del Punto Nascite - affermano i candidati -. Noi chiediamo:
1) che si avviino le procedure, proprio in vista delle elezioni amministrative del 2019, per la definizione del nuovo PAL
2) che nel frattempo si cessi ogni operazione di chiusura, apertura o di profonda rimodulazione dei servizi della rete socio-sanitaria, fuori dall’ordinaria “manutenzione”
3) venga accolta la istanza di riesame sulla chiusura del Punto Nascite di Pavullo che va rivalutata nel contesto più ampio del nuovo PAL e ovviamente senza fermare, per non lasciare sguarnito il territorio, il Piano del Percorso Nascita annunciato nell’ottobre 2017.
L’ultimo Piano Attuativo Locale (PAL), licenziato nel 2011 dopo una discussione che vide impegnati cittadini, istituzioni locali e aziende sanitarie ridefinendo la rete degli ospedali e dei servizi territoriali su base di macroarea (Centro, Nord e Sud) è oramai superato. Da lì in avanti molto è accaduto, dalla fusione dei due ospedali cittadini che ha provocato un rimaneggiamento dei percorsi sanitari e un impatto consistente sugli ospedali e sulla rete dei servizi ospedalieri e territoriali della provincia, alla chiusura di alcuni servizi, all’apertura di altri: il tutto fuori da una logica sistemica, senza una discussione vera che abbia coinvolto cittadini e Istituzioni democratiche e in un contesto di scarsità di risorse regionali a causa del definanziamento statale (tagli). E’ arrivato il momento di riattivare le procedure democratiche e di partecipazione per definire il nuovo PAL provinciale perché non può essere la sola Conferenza Socio-Sanitaria Territoriale (CSST) e decidere di quale organizzazione deve avere la sanità modenese. CSST con sindaci, come quello di Pavullo, che dinanzi alla prospettiva di forti rimaneggiamenti del proprio Ospedale tiene sostanzialmente fuori dalla decisione il proprio consiglio comunale e i cittadini. L’impegno lodevole di programmazione dei dirigenti delle Aziende Sanitarie e dei professionisti della Unità Operative coinvolte, non può sostituire ciò che la legge attribuisce alle assemblee democratiche elette dai cittadini'.