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Aimag, la Corte ha smascherato il gioco della politica

Aimag, la Corte ha smascherato il gioco della politica

Ecco la verità che nessuno dice: Aimag non sarebbe stata rafforzata, sarebbe stata ceduta e impoverita ancora di più


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Dopo la clamorosa bocciatura senza appello dell’operazione Hera-Aimag, i sindaci provano a uscire dall’angolo con mezze verità – o forse quarti di verità: dicendo che la Corte dei conti non ha bocciato la parte economica dell’operazione, ma solo le procedure. Peccato che la Corte abbia scritto nero su bianco che la convenienza economica non è stata dimostrata. Oltre al pessimo giudizio degli atti nel loro insieme: l’istruttoria è carente, le alternative non sono state esplorate, i benefici per la collettività non sono provati.
 

La Corte ha smascherato il gioco della politica. Perché l’obiettivo reale non è mai stato quello di rafforzare il controllo pubblico. Ma di consegnare ad Hera la direzione della multi utility mirandolese. Lo ha messo incredibilmente in luce anche il settimanale di riferimento della giunta carpigiana, osservando che sarebbe bastato dirlo esplicitamente: cediamo il controllo perché Hera ha spalle larghe, dimensione industriale e capitali. Ma invece no: meglio nascondersi dietro consulenze compiacenti e pareri confezionati, parlando di “rafforzamento del pubblico” mentre si firmava un piano che trasferiva al colosso il timone dell’azienda locale.
 

La Corte dei conti l’ha smascherato in una frase che pesa come un macigno: “In buona sostanza, a fronte dell’impiego di risorse della collettività, i soci
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pubblici rinunzierebbero a quei poteri gestionali e di controllo tali da assicurare il perseguimento del fine pubblico \[…] per favorire il contrapposto fine di lucro del socio privato, in un contesto di illegittimità e deviazione dal Tusp”. Non un richiamo burocratico, ma l’accusa più chiara possibile: i Comuni vendono i poteri della collettività per alimentare il profitto di un privato.
 

E tutto questo per cosa? Per ottenere e sbandierare gli 11 milioni di dividendi straordinari? Una tantum spacciata come prova di convenienza, che in realtà è un anticipo di valore sottratto al patrimonio della società. Non sono utili industriali, ma soldi tirati fuori con un’operazione di finanza straordinaria che impoverisce Aimag domani per ingrassare i bilanci comunali oggi.
 

È come quelle famiglie che vanno in vacanza alle Maldive con un prestito al consumo al 18% di interessi. O pensando in grande, è come se la famiglia Elkann cedesse il controllo della Ferrari a BlackRock solo per incassare un acconto miliardario sui futuri utili. Una festa immediata, un brindisi da prima pagina — ma intanto la rossa passa di mano. Qui la dinamica è identica: i sindaci volevano brindare con i dividendi, ma lasciando a Hera la guida di un’azienda che nasceva pubblica per servire il territorio.
 

Ecco la verità che nessuno dice: Aimag non sarebbe stata rafforzata, sarebbe stata ceduta e impoverita ancora di più.
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Nei documenti si precisa che dopo il pagamento del dividendo straordinario, il valore stimato di Aimag sarebbe sceso da un Equity Value di 190 milioni a un range tra 153 e 179 milioni: i Comuni non avrebbero incassato ricchezza, ma solo anticipato un valore già loro. Ma soprattutto i cittadini non avrebbero guadagnato in servizi, e perso il controllo.
 

Oggi qualcuno vorrebbe andare ancora avanti e spinge per farlo ma attenzione: quando arriverà il conto — perché la realtà presenta sempre il conto — non ci sarà dividendo straordinario che possa pagarlo.
Magath
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Dietro allo pseudonimo Magath un noto personaggio modenese che racconterà una Modena senza filtri. La responsabilità di quanto pubblicato da Magath ricade solo sul direttore della testata.  Ci sono...   

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