La domanda non è quella scontata che tutti si fanno: come è possibile che tutti questi bonifici e che l’uso smodato del bancomat di Stefano Reggianini, oggi segretario del PD, siano passati inosservati in tutti questi anni? A fronte di un sistema di controlli interni, di consulenti contabili, di revisori dei conti, di collegi sindacali, nessuno che abbia notato nulla?
La domanda non è neanche quella - un po’ più delicata – di chi abbia in Amo la possibilità fisica di eseguire i bonifici. Perché nelle aziende private di dimensioni simili, i bonifici vengono normalmente predisposti da diversi addetti, ma la loro esecuzione è demandata a altri addetti di livello superiore, con poteri di firma. Non sappiamo se questo fosse anche il protocollo in Amo: ma i due casi possibili portano a valutazioni ugualmente gravi: perché se i bonifici erano nella piena e autonoma disponibilità della dipendente,
Ma queste domande rientrano nell’annovero delle opinioni, anche politiche, e ammettono quelle risposte vaghe, attendiste, di circostanza che abbiamo sentito in questi giorni.
La domanda che invece vogliamo fare a Bosi è molto più tecnica e specifica: sui bilanci e sulle dichiarazioni Iva di Amo dal 2019 in poi sono in corso delle rivalutazioni, alla luce di quanto accaduto, anche con l’Agenzia delle Entrate? Perché la cifra di 500'000 euro in un qualche modo deve essere finita in contabilità con qualche causale. Da qualche parte deve risultare nelle prime note e nei registri iva. Di certo non possono essere stati caricati 500'000 euro di scontrini del bar e ricevute del ristorante senza intestazione. Allora chiediamo a Bosi: questi 500'000 euro sono stati messi a costo? Detratti dall’utile? L’Iva è stata detratta a sua volta? E per questo ci potrebbero essere degli accertamenti e delle sanzioni dell’AdE, tali da arrecare a Amo ulteriori danni?
Eli Gold