II ruolo di viceministro, pur prestigioso, è sempre apparso limitante rispetto al suo profilo, al suo carisma e alla sua storia. Galeazzo Bignami, figlio di Marcello Bignami, dirigente della Destra bolognese gambizzato l’8 marzo 1974 sotto casa con 5 colpi di pistola sparati da terroristi di sinistra mai individuati, è il volto e l'anima di Fratelli d'Italia in Emilia Romagna. In grado di catalizzare sulla sua figura, ancora prima che sul partito di appartenenza, migliaia di voti, dotato di capacità organizzative e logiche straordinarie, al limite dell'ossessivo, sarebbe stato il candidato presidente ideale alle recenti Regionali in Emilia Romagna, ma ha preferito (questa volta, fra 5 anni si vedrà) premiare la candidatura civica di Elena Ugolini, scelta imposta dalla necessità romana di trovare un accordo con CL, ma della quale probabilmente si è presto segretamente pentito. Così come ha preferito lasciare spazio ai coordinatori locali di Fdi nella scelta dei candidati alle ultime disastrose amministrative, Reggio e Modena su tutte.Rimasto qualche tempo in Forza Italia, dopo lo scioglimento del Pdl, al momento del suo 'ritorno a casa' in Fdi, Bignami in un battito di ciglia ha di fatto svuotato il partito di Tajani a Bologna e non solo.
In un partito come Fdi, organizzato in modo gerarchico, Bignami ne ha da subito perfettamente incarnato questo spirito. Fedelissimo verso i superiori (di fatto oggi sopra di lui c'è solo la Meloni), impone senza difficoltà la stessa obbedienza agli uomini e alle donne che fanno riferimento a lui arrivando a creare con autorevolezza una squadra in Emilia Romagna che risponde perfettamente alle sue indicazioni. Nei minimi dettagli, con un timore misto ad ammirazione che non lascia spazio nemmeno al pensiero del dissenso. Non importa quale sia il grado di prestigio politico: vale così oggi per il gruppo consigliare in Regione o per quello in Consiglio comunale a Bologna e sicuramente varrà da domani per il gruppo alla Camera. Apprezzato anche dagli avversari (a partire dall'ex grillino Bugani ora migrato nel Pd), che ne riconoscono le capacità e la totale dedizione alla causa politica, è noto in modo trasversale che andare allo scontro diretto con Bignami, significa avere la certezza di perdere, ne sa qualcosa l’ex consigliere regionale Facci. Così come è nota la sua memoria e la sua attenzione ai dettagli quasi imbarazzante. Fieramente anticomunista, in Emilia Romagna non ha mai lesinato critiche dirette alla gestione Bonaccini, a partire dal tema dell'alluvione e della cura del territorio.
Vero il
dualismo con il neo-ministro piacentino Tommaso Foti, ma la competizione è stata presto risolta con una pace armata, anche grazie a una componente geografica che fa di Piacenza la provincia meno emiliana di tutte.Oggi Galeazzo Bignami viene promosso a un ruolo di prestigio che lo libera dall'essere il 'numero 2' del ministro-avversario Salvini e presto sarà indicato il suo sostituto nel ruolo di viceministro. Essere capogruppo alla Camera del primo partito italiano significa comandare e decidere. Significa non essere il numero 2 di nessuno, tranne del leader assoluto, come dicevamo. E la leader Meloni lo ha scelto per questo. Una sorta di investitura che sa di passaggio verso altre promozioni. 'Due anni intensi, al Governo della Nazione guidato da Giorgia Meloni, in un Ministero complesso e delicato dove ho affrontato tanti temi e tante questioni. Un’esperienza impagabile svolta sempre operando per il bene dei nostri territori e di tutti gli italiani. Ed ora pronto a salpare, per altre esperienze e sfide' - commenta Bignami sui social. Insomma il cammino per il 49enne figlio d'arte e volto della Destra in Regione sembra solo all'inizio.
Giuseppe Leonelli