
La vittima di cotanta foga stavolta è Stefano Bellentani. Giornalista 44enne, da sempre al fianco di Muzzarelli dai tempi dell'assessorato in Regione Emilia Romagna. Profilo basso, schivo, sempre lontano dall'apparire, moderato e mai scomposto, Bellentani ha avuto la terribile colpa di aver pubblicato su Twitter alcune riflessioni disallineate rispetto al racconto della santificazione di Zelensky.
Tanto è bastato ieri per ricoprire il dottor Bellentani di critiche sui social, di accuse di filoputinismo e di retropensieri sulla sacrosanta scelta iniziale di Muzzarelli (poi smentita) di non negare la sala all'evento dell'associazione filorussa. Una raffica di attacchi, sfociati in richieste di dimissioni (e perchè non la lapidazione?), tale da averlo costretto a chiudere il suo profilo social.
Ma cosa aveva detto di così grave Bellentani? 'L’Ucraina è pronta per entrare in Ue, tranne qualche piccolo dettaglio: i partiti di opposizione sono stati sciolti, c’è già la legge marziale, i confini non sono sotto controllo, la corruzione è diffusa a ogni livello di governo, sarebbe per distacco il paese più povero' - ha scritto ad agosto 2023 il portavoce del sindaco. E ancora un mese fa: 'Zelensky è passato da ‘vinceremo la guerra’ a ‘nonostante gli insuccessi l’Ucraina non si arrenderà. Non ci stiamo ritirando, sono soddisfatto, tuttavia stiamo perdendo persone, e di questo non sono soddisfatto’. Purtroppo per il popolo ucraino, è stato ingannato e sappiamo da chi'.
Parole che appaiono più come notizie che come commenti, ma tanto è bastato. Contro il furore del politicamente corretto non vi è scampo. Contro l'idea che l'unico modo per ottenere la Pace sia distruggere la Russia intera nulla si può. Ogni minimo dissenso per tali giacobini della Nato ora e sempre è da leggersi non come libera espressione, ma come un verbo prezzolato direttamente dallo zar Vladimir, principe delle tenebre e signore del Male, nemesi della bontà rappresentata da Volodymyr, il più amato dagli italiani e dalla premier Meloni in testa.
E di tutto questo, anche il mite Stefano Bellentani ne ha fatto le spese.
Giuseppe Leonelli