Modena, Festa dell'unità 'svuotata'. E non è una buona notizia nemmeno per la destra
Paradossalmente nemmeno la giunta del sindaco Mezzetti sul medio-lungo periodo ha da guadagnare da questa situazione
In fondo l'immagine del gruppo consigliare Pd che si ritrova a tavola con il presidente del Consiglio comunale tra tavolini deserti è quella che più di altre restituisce il senso di un'epoca tramontata.
Eppure il tramonto della Festa Pd non fa bene a nessuno. Tantomeno all'opposizione che, comunque, è ancora ben lontana dal riuscire a organizzare qualcosa di simile anche alla peggiore festa dell'unità.
Se una delle federazioni Dem più importanti dell'Emilia Romagna (e quindi dell'Italia) abdica alla sua Festa a perderne infatti non è solo il Pd, ma la qualità e lo spessore del pensiero politico che sottende al governo della città. E quindi i primi sconfitti sono i cittadini. Se il Pd non è più in grado di elaborare contenuti, animare confronti, coinvolgere in modo attivo almeno il proprio elettorato, un problema esiste per tutti, soprattutto perché questo vuoto non è minimamente riempito da costruzioni alternative. L'opposizione, oggi trainata da Fdi, in preda alle eterne ambizioni dei singoli o dei loro famigliari, è lontanissima dal costruire una rete in grado di disegnare una alternanza valoriale e sociale, e così non solo nulla cambia in termini di governo del territorio, ma anzi senza un pensatoio (pur di parte) tutto è lasciato nelle mani di rapporti di potere e di mondi economici che usano i vecchi schemi ideologici unicamente per tornaconto.
A confermare in modo indiscutibile questo scenario sono i risultati elettorali. Nonostante il confronto nel Pd sia pressoché ridotto a una battaglia tra bande, nonostante il numero di iscritti sia in pieno tracollo, nonostante la Festa provinciale sia specchio ingeneroso di questo declino, il centrosinistra a Modena (così come in buona parte dell'Emilia) stravince con percentuali record in piena controtendenza col dato nazionale. In una drammatica frattura tra spinta ideale e controllo del consenso, il secondo aspetto ha preso completamente il sopravvento sul primo e l'alimentazione del consenso fine a se stesso (dalla risposta puntuale alle richieste di alcuni bacini elettorali, passando per il controllo militare delle nomine nei posti chiave) diventa il solo motore che consolida lo status quo.
Paradossalmente nemmeno la giunta del sindaco Mezzetti sul medio-lungo periodo ha da guadagnare da questa situazione. Se, in preda a una sindrome autoimmune, l'unico obiettivo di buona parte del Pd di Modena, spinto dall'ex primo cittadino Muzzarelli, è ostacolare l'operato del proprio sindaco è evidente che Mezzetti ne risulta rafforzato nel breve termine agli occhi dei cittadini, ma questo depauperamento politico-culturale alla fine non può non incidere in modo negativo anche sull'operato di piazza Grande. Certo Mezzetti, appoggiato da quel che resta del Pd libero da legacci, può tentare di costruire un nuovo contenitore più civico che politico che faccia da serbatoio alternativo di idee e proposte, ma la strada è lunga e a dir poco in salita.
Insomma Modena non cambia, anzi con la crisi della capacità di elaborazione politica del primo partito di centrosinistra (coi suoi aspetti positivi e negativi), resta inchiodata a se stessa. Adagiata su una ricchezza sempre più concentrata nelle mani di pochi, annoiata e distratta. Simulacro di quello che (forse) un tempo è stata.
Giuseppe Leonelli
Foto Pd
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