Certo, il presidente della Regione avrebbe preferito promuovere Bortolamasi o Baruffi, ma il nome di Mezzetti è certamente a lui graditissimo (e per questo inviso al sindaco uscente).
'Se il nome fosse quello di Mezzetti, posso solo confermare che si tratta di uno straordinario amministratore pubblico e quindi sarebbe certamente una scelta importante e, soprattutto, di una persona di grande qualità - ha detto ieri Bonaccini a margine dell'inaugurazione di un asilo a Campogalliano -. Decideranno gli organismi del Partito Democratico e, in ogni caso, mi pare che il percorso che si è instradato stia andando in una direzione molto positiva'. E poi l'onore delle armi all'avversario battuto: 'Gian Carlo è stato ed è un grande sindaco, ha fatto cose importantissime insieme alle sue amministrazioni per la nostra città e bisognerà dare continuità a quell'ottimo lavoro che lui in primis e chi ha lavorato con lui ha fatto in questi anni'.
Il presidente della Regione e presidente Pd nazionale è legato da tempo a Mezzetti che, del resto, è stato suo assessore alla cultura nel primo mandato da governatore.
Insomma, nel commissariamento del Pd modenese, il presidente Dem ha fatto valere il suo ruolo in tandem con la Schlein per arrivare a una candidatura gradita. E a Muzzarelli, che dopo la carta Guerzoni aveva cercato di giocare la carta Ludovica Ferrari e Lenzini, non è rimasto che fare buon viso a cattivo gioco, davanti ai tre bicchieri vuoti con cui si è lasciato immortalare ieri.
Per il Pd locale, per i sedicenti cattolici, per Federica Venturelli, per i circoli e per Muzzarelli stesso uno smacco pesante e la smentita di ogni percorso partecipato e 'dal basso', per Modena probabilmente la scelta migliore di candidato sindaco, visto lo spessore politico e culturale di Mezzetti. Uno spessore che va ben oltre la bandierina che Bonaccini è comunque riuscito a piantare davanti a piazza Grande.
Giuseppe Leonelli