Per il neo governatore dunque riaprire i punti nascita di Pavullo e Mirandola significherebbe mettere a repentaglio la vita delle future mamme. Una tesi sottoscritta anche da amministratori modenesi che la montagna la conoscono bene, come il presidente della Commissione regionale sanità Giancarlo Muzzarelli e il presidente della Provincia Fabio Braglia.
Eppure la realtà racconta tutt'altro. Le deroghe pensate per gli ospedali che non effettuano almeno 500 parti esistono proprio per rispettare la particolarità del territorio e la difficoltà per le mamme di raggiungere un ospedale in tempi appropriati. Una difficoltà che nel caso di Pavullo, con la chiusura della Nuova Estense a causa dei lavori sul ponte sul Rio Torto, diventa una vera e propria emergenza.
Ma a smentire la tesi di De Pascale senza dubbi e senza possibilità di accuse di posizioni ideologiche di parte, è il suo stesso predecessore Stefano Bonaccini. Interviste e dichiarazioni social, sono ancora lì a testimoniare come per Bonaccini la riapertura dei punti nascita fosse una priorità assoluta. Proprio per la sicurezza delle mamme.
Era il 13 gennaio 2020 quando Bonaccini, ancora in campagna elettorale disse (foto sotto): 'Riapriremo i punti nascita. Il ministro della Salute Roberto Speranza è stato di parola, riapriremo i Punti nascita. È ciò che gli avevamo chiesto fin dal giorno del suo insediamento e che il precedente governo non aveva saputo o voluto fare, nonostante i proclami. Nel Patto per la Salute che abbiamo appena sottoscritto tra Governo e Regioni è indicata la revisione del Decreto ministeriale 70 per la disciplina e i parametri dei Punti nascita. E oggi, qui in Emilia Romagna, Speranza ha confermato l'intenzione di procedere speditamente. Come Regione Emilia-Romagna siamo pronti a fare fino in fondo la nostra parte, mettendo le risorse finanziarie, umane e organizzative necessarie. Lo faremo garantendo la massima sicurezza per le mamme e i bimbi e assicurando il massimo presidio territoriale e di servizi nelle aree più distanti. Già nelle prossime ore chiamerò i sindaci dei comuni interessati del nostro Appennino (bolognese, modenese, reggiano e parmense) e insieme decideremo il percorso sul territorio'.

E ancora, il 19 febbraio 2020, dopo la vittoria elettorale: 'Capisco che la sconfitta sia stata pesante, in particolare per chi si diceva certo di stravincere, non solo di vincere: consiglierei prudenza nel criticare prima ancora di cominciare. E vedremo chi sarà coerente: noi i punti nascita li riapriremo come promesso'.
Ebbene, cosa è cambiato in cinque anni, dal punto di vista scientifico? Perchè quella che era una riapertura per la sicurezza di mamme e bimbi per Bonaccini si è trasformata in una necessità di chiusura definitiva per non scambiare vite per voti?
Quindi dobbiamo dedurre che per De Pascale Bonaccini fu talmente cinico da usare quelle dichiarazioni solo per avere voti, anche dopo le elezioni? Oppure dobbiamo pensare che è De Pascale a mentire e la chiusura è dettata solo da esigenze di bilancio e non dalla sicurezza?
La scienza piegata sull'altare della politica: con buona pace dei cittadini che vivono in montagna che non sono rappresentati nemmeno dagli amministratori che in montagna ci sono nati e ci vivono da sempre.
Giuseppe Leonelli

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