La
replica di Riccardo Righi, sindaco di Carpi, sul caso Amo dimostra che il problema è molto più grande di quello che appare. Righi, infatti, rispetto alle critiche di chi chiede le dimissioni dell’ex direttore generale di Amo, Alessandro di Loreto, ribatte così, buttandola in politica e in caciara: “l’assessore Alessandro Di Loreto non risulta indagato, né destinatario di alcun provvedimento da parte della magistratura, e ha ribadito con trasparenza ogni dettaglio del proprio operato e la sua totale estraneità ai fatti”.
Il problema è che Righi, nella foga di difendere il suo assessore, dimentica che ci sono in ballo 500.000 euro. 50.000 dei quali sono dei cittadini di Carpi, che lui rappresenta in quanto sindaco. E che dovrebbe cercare di recuperare. E dubitiamo fortemente che possano essere ripresi alla dipendente. Però, dal suo comunicato, quello che è emerge è la chiara volontà di scaricare tutte le colpe sulla dipendente. Dimenticandosi completamente di chi avrebbe dovuto controllare.
Quello che invece dovrebbe fare fin da subito, assieme a Massimo Mezzetti e Fabio Braglia, è chiarezza sulla vicenda, un reset del management e un’azione di responsabilità sugli amministratori, sui dirigenti e sui revisori che in questi anni non si sono accorti della sparizione di 500.000 euro.
Accertato infatti il disavanzo, con il bilancio del 30 giugno, è suo dovere, come amministratore pubblico coinvolto in quanto socio, avviare le necessarie azioni di responsabilità.
Quantomeno a titolo cautelativo. Il piano della giustizia penale è completamente distinto dalla responsabilità di omesso controllo. Qui non si tratta di attendere le indagini sulla dipendente, un rinvio a giudizio e un processo che non è detto che mai ci saranno e che comunque non riguardano i vertici societari e i controllori - almeno vogliamo sperare. Qui si tratta di giudicare, senza che necessariamente ci siano implicazioni penali, se tutti gli attori coinvolti abbiano adempiuto al meglio ai loro doveri professionali. E se del caso chiamarli a rispondere in via patrimoniale al danno arrecato dalla dipendente.
Però, da quanto dice Righi, questo non accadrà. Se non altro – e qui entra in gioco la politica – perché larga parte degli attori che sarebbero coinvolti da un’azione risarcitoria appartiene al PD. C’è però una speranza: che sulla vicenda possa intervenire direttamente la Corte dei Conti, configurando il danno erariale a carico delle amministrazioni socie.
Corte dei conti che – molto singolarmente - si è già espressa sulla vicenda, ribadendo la “necessità di vigilare in capo ai soci pubblici e ai loro rappresentanti” e “il dovere di agire in ragione dei principi di efficienza, efficacia ed economicità, anche con riferimento al ripristino delle risorse eventualmente venute a mancare per effetto di azioni delittuose ascrivibili a soggetti appartenenti alla società”.
E viste le recenti azioni risarcitorie sul comune di Reggio Emilia, lo prendiamo come un avviso della magistratura contabile a agire con fermezza senza ulteriori indugi: chi deve intendere intenda.
Eli Gold