Stupro, il Pd ricorre al patriarcato e sfuma la responsabilità del carnefice

Mi rattrista che siano state delle donne a farlo
con riferimento al brutale stupro di San Damaso, apprendo su questa testata che alcune esponenti Dem avrebbero individuato con sicurezza l’origine del male: la cultura patriarcale. Che esista, è fuori discussione. Che abbia responsabilità profonde nella violenza di genere, anche.
Colpisce, però, la prontezza con cui, appena accadono certi fatti, si preferisca deviare il discorso, spiegando tutto con una teoria.
Un’operazione molto raffinata, perché l’identità dell’aggressore, con le sue responsabilità, quasi scompare, e al suo posto prende piede il contesto. Non importa più chi ha fatto cosa, ma perché il sistema gliel’ha permesso. Così si invocano educazione, prevenzione, trasformazione culturale. Giusto.
Peccato, però, che alcuni dettagli restino accuratamente fuori dal discorso, per non guastare la coerenza narrativa.
Al di là di tutto, trovo che l’astrazione dei reati per renderli più digeribili sia un approccio interessante, applicabile quindi a qualsiasi fattispecie.
Furti e rapine? Alla base c’è senz’altro una cultura capitalistica che antepone l’avere all’essere.
Lo spaccio? Conseguenza di una esasperata logica del profitto.
Le baby gang? Ragazzi lasciati soli, figli del vuoto educativo. Non stanno commettendo un reato, ma solo cercando sé stessi… se serve, anche nel tuo zaino.
E infine lo stupro. Patriarcato, ovviamente.
Peccato che l’efferatezza di questo crimine renda difficile accettare, ancora una volta, il solito schema della giustificazione sociale. Ho trovato sinceramente fuori luogo – se non addirittura grottesco – il tentativo di sfumare, anche solo indirettamente o in modo inconsapevole, la responsabilità di chi compie atti tanto gravi, ricorrendo al patriarcato come chiave esplicativa.
Mi rattrista che siano state delle donne a farlo. Dal canto mio, esprimo piena e sincera vicinanza alla vittima e l’augurio che all’aggressore venga comminata una pena esemplare.
Grazie dell’attenzione
Adriana Cetro
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