Se esiste un tema sul quale, fuor di retorica, occorre puntare all'unità nazionale, un tema su cui sentirsi tutti dalla stessa parte, quel tema non può che essere il contrasto alle infiltrazioni e al radicamento mafioso. Forse con questo comizio da fine campagna elettorale Mezzetti ha raggranellato qualche voto in più, ha convinto qualche elettore ideologizzato, ma nel farlo ha aggiunto un sasso nello zaino già pesantissimo che lo Stato in tutte le sue espressioni deve portare, mentre tenta di sradicare il cancro della criminalità organizzata fuori dalle proprie membra e, purtroppo, come molte sentenze hanno dimostrato, anche dentro alle proprie membra.
Mezzetti è stato assessore regionale alla legalità, a suo tempo criticai il suo modo di concepire il tavolo che elaborò il famoso Testo unico della legalità, e per questo venni da lui accusata 'di rosicare' per l'esclusione.
Nelle sue affermazioni probabilmente Mezzetti non ha diffamato nessuno, ma ha allargato una frattura se possibile ancora più grave. Una frattura 'morale' oserei dire, per citare le sue stesse parole. Nel territorio che ha visto celebrarsi Aemilia, il più grande processo alla Ndrangheta al nord della storia di questo Paese, nel territorio che le relazioni semestrali della Dia dipingono come terreno di radicamento delle mafie, a partire dalla Ndrangheta stessa ma non solo, occorre fare squadra. E' necessario superare differenze politiche
Ecco, la campagna elettorale a Modena tra tre giorni sarà finita ma - a prescindere da chi sarà sindaco, a prescindere da chi vincerà le elezioni - la lotta alle mafie dovrà continuare. Non vale davvero la pena macchiarla per una manciata di voti e qualche applauso.
Cinzia Franchini