A che punto siamo con il Sant’Agostino – Estense? Ancora sulla carta il mega progettone culturale avviato, e fermo al palo, l’ultra decennale Polo Culturale Sant’Agostino che dopo lo stop del TAR 2015 che dichiarò totalmente illegittimo il progetto della Aulenti , è stato in parte riveduto, per ripartire attraverso un ”accordo di programma”. Conclusa la prima fase della conferenza dei servizi durata ben nove mesi lo scorso 28 marzo che ha registrato - un nulla di fatto -. Non c’è stato nessun accordo unanime sul progetto che prevede la variante urbanistica, nonostante la falsa sicumeraostentata dal partitone che l’ha festeggiata approvandosi una mozione ad hoc. Pieno il dissenso dell’ex Soprintendente Malnati che ha richiesto una integrazione d’indagini di natura archeologica, analisi stratigrafiche sulle strutture ottocentesche e carotaggi per la possibile presenza di mura basso mediovali. Interessati due immobili di cui andrebbe evitata la totale demolizione e ricostruzione: l’ex Istituto Pediatrico,già Antico Ospedale, poi Sala Celtica e l’Istituto Clinico Dermo – Sifilipatico. Nel sottosuolo è previsto un enorme spazio-vano tecnico a servizio di tutto il Polo, cosa che la eventuale presenza dei reperti non consentirà di realizzare. Quindi si rende obbligatario rivedere radicalmente tutto l’impianto progettuale.
- Questo è il dato fondante , imprescindibile per una progettualità ed ideazione concreta e non astratta per una valida programmazione , per sviluppare positivamente il percorso progettuale. Cioè, partire dalla piena consapevolezza e radicamento dell’intero capitale / patrimonio culturale della città.
- Chi ha steso il documento? Non sono noti gli autori. Eppure c’è un board di tutto rispetto a capo della progettazione culturale, affiancato dalla Fondazione Fizcarraldo specializzata in progetti di questa levatura.
- Coloro che hanno steso e messo a punto i vari capitoli della bozza sono evidentemente a digiuno della storia degli istituti culturali attori del polo e dei servizi da loro offerti, che è strettamente connessa con la storia della città. La non conoscenza ha portato gli ignoti estensori della bozza a fare degli errori eclatanti . La visione progettuale è principalmente incentrata sulla Modena estense – riportata in auge dal progetto dell’ex ministro Franceschini “Terre Estensi” – tralasciando il prima e il dopo del periodo, come se nel mentre la nostra comunità non avesse realizzato nulla di culturale. Sottovalutando il diffuso civismo che ha sempre pervaso la città, che ha lasciato tracce memorabili relegandolo in secondo piano ,con punte eccelse tra i suoi concittadini. Lo testimoniano le pietre da oltre mille anni del Duomo di Lanfranco e Wiligelmo. Dal 1997 Patrimonio Unesco. Tra l’altro fu proprio l’altissimo senso civico che caratterizza i modenesi a portarli a realizzare il primo polo culturale della città acquistando l’ex Albergo delle Arti,ribattezzato Palazzo dei Musei. Ospitando ,così in comodato gratuito le raccolte residue estensi pena il loro esilio insieme a quelle civiche.
- Il progetto vede tre enti coinvolti : la FCRMO,il MIBACT e il Comune. I tre enti hanno ruoli di diverso peso , e sono afflitti da problemi diversi. Il MIBACT con le Gallerie Estensi dirette dalla Bagnoli è ferma sul proposito della divisione della Biblioteca Estense in due parti ,la parte moderna andrà collocata nelle “tenaglie “del Sant’Agostino (3700 mq). Ipotesi questa quanto mai scellerata. Ciò comporta un impegno economico di tutto rispetto e l’implementazione del personale,oggi in cronica sofferenza. Su questi aspetti si continua a sorvolare. Il Ministero tace, la Fondazione e il Comune anche. Sono tuttavia già da valutare e risolvere da subito, altrimenti in futuro se non curati debitamente potrebbero inficiare la futura gestione del progetto. Difatti la mancanza di personale assommata alla ridotta frequentazione ha portato alla chiusura della sala lettura del Palazzo dei Musei.
- Il ruolo subalterno del Comune. Che l’amministrazione sia assente , non solo lo si evince dalla lettura della bozza del 14 maggio scorso, a spazzare del tutto qualche dubbio residuo sul disimpegno manifesto è la malgestione dell’operazione Fondazione Modena Arti Visive. Il risultato è la privatizzazione della Galleria Civica e Museo della Figurina assorbiti dalla Fondazione Fotografia. Il nuovo ente è diretto dalla Baldon in collegamento skype dalla Danimarca, volutamente assente dal territorio. E’ affiancata da un novello direttore di produzione con funzioni simili , e da Claudia Löffelholz a capo della scuola di fotografia. Il nuovo corso al momento non brilla sotto nessun aspetto. I dipendenti storici che emigrano,lasciando orfani gli istituti civici. E in pratica invece della rivoluzione copernicana, si assiste alla morte di una storia culturale cinquantennale. Che il Comune sia il grande assente nell’intera partita del Polo lo dimostra anche la decisione della Bagnoli di aprire il suo personale punto informativo con bookshop nella ex sala lettura del Palazzo dei Musei, ciò a scapito della logica collaborazione fra istituti che sono gomito a gomito già da oltre 150 anni. Se non si inizia a collaborare neppure col servizio base di info point, come si potrà collaborare a una programmazione comune essendo coinvolti in un progetto doppio e dalla portata epocale ?
- Una parte importante è stata assegnata allo sviluppo del primigenio progetto delle “Digital Humanities”(DH). Il campo delle applicazione DH richiede in primis conoscenze sedimentate e interdisciplinari , esso è molto vasto e di recente istituzione, e sinceramente non si evince dalla bozza come concretamente lo si intende applicare e sviluppare. Non è affatto chiaro come l’ausilio delle DH permetterà attraverso una narrativa che non è per niente delineata , di connettere la parte storica delle collezioni del Palazzo dei Musei con quella contemporanea che ospiterà in futuro il S.Agostino. Tra l’altro la FCRMO ha pubblicato il 10 luglio un bando relativo sempre alle 'Digital Humanities'. Il documento è piuttosto complesso e richiede una attenta analisi. Bando strettamente collegato con i propositi del 'Progetto di Digital Humanities' presente nella Bozza 'Progetto del nuovo progetto culturale' presentata il 14 maggio, si occuperà dei primi fondi librari individuati per la digitalizzazione come quello del Muratori, e la creazione della Digital Library, che l’ente bancario stesso finanzia con tre assegni di ricerca. Inoltre è evidente che il prospettato progetto delle DH del S.Agostino , alla fine a gestione diretta della stessa Fondazione attraverso il suo bando si troverà a concorrere con un doppione nel progetto previsto e molto simile del Laboratorio Aperto nell’ex centrale AEM, che partirà a breve dotato di cospicui finanziamenti.
- Un progetto culturale, qualsiasi progetto è fatto di tante parti, e una parte importante e fondamentale è quella del sostegno economico. Nelle 150 pagine della bozza , non c’è traccia alcuna neppure di massima di un business plan. Che vaassolutamente predisposto e delineato nel dettaglio.
- Il ruolo egemone. La Fondazione dal canto suo come maggiore finanziatore del progetto, sembra così leggittimata al doppio ruolo di supplente, delegata dal pubblico sia per il governo del polo, che per il delineamento delle politiche culturali. Il futuro polo culturale della città ,sarà costituito e abitato da enti e istituti culturali pubblici. A cominciare dalla Unimore con il Teatro e Musei Anatomici, dai Musei civici e statali, dalla biblioteca d’Arte Poletti ( a proposito di civismo ) e dalla Biblioteca Estense Universitaria, e perfino il FMAV è composta da ben due istituti pubblici. Ciò impone un ruolo di primo piano all’ente pubblico, non secondario e neppure a traino della Fondazione. È l’amministrazione pubblica che rappresenta tutta la comunità leggittimata tramite il mandato elettorale ad avere la responsabilità delle politiche culturali, come delle politiche per la sanità, l’istruzione, quella dell’urbanistica , e altre ancora. L’ente pubblico non può sottrarsi alle sue responsabilità e prerogative , abdicando a sue precise funzioni. Come neanche porsi in sudditanza nei riguardi di una fondazione bancaria che non risponde a un chiaro mandato civile e civico. Il governo del futuro Polo deve essere necessariamente pubblico.