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'Fondazione Modena Arti visive, dal cda una difesa che non regge'

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Non c'è un progetto culturale. Non è stata delineata una programmazione che faccia presagire un cambio di rotta necessario e urgente


'Fondazione Modena Arti visive, dal cda una difesa che non regge'
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Si sono appena spenti i riflettori sullo stato dell’arte della FMAV con la recente conferenza stampa del consiglio d’amministrazione al gran completo di lunedì scorso presso la sede della Galleria Civica del Palazzo Santa Margherita,che si riaccenderanno oggi pomeriggio con la commissione congiunta sul Polo Sant’Agostino-Estense ,faranno il punto della situazione l’assessore Cavazza e il direttore Benedetti della Fondazione Cassa.

Una conferenza stampa blindata con una scaletta precisa e improntata come una informativa agli azionisti di una Spa , questa la linea adottata dal presidente Lugli, che ha diretto da consumato capitano d’industria l’incontro con la stampa durato due ore. Un‘ulteriore conferma dell’avvenuta privatizzazione degli ex istituti pubblici assorbiti dalla Fondazione Fotografia. Parte consistente dell’incontro è volato via tra i vari interventi di tutti i componenti del Cda del Mav. Poco spazio riservato alla voce della direttrice Baldon, ha detto molto poco, ma in verità ha detto molto.

La parte residuale dell’incontro è stato dedicato alle domande, quelle più insidiose ad ella dirette ,vi ha spesso risposto dribblando il presidente Lugli.

Che ha esordito ammettendo l’esistenza dei problemi in seno all’ente che presiede, cosa normale a suo dire, adducendo il fatto alla complessità dell’operazione, promettendo che per il futuro si correggerà il tiro.

Ha sintetizzato in quattro punti l’operato di un anno della neonata fondazione. 1. La fase iniziale di integrazione di tre istituti in uno. 2.Il bilancio. 3. Il personale. 4.il sito web. Inoltre ha sottolineato le valenze all’interno del suo Cda, animato da spirito di corpo e da proficua collaborazione. Questa sottolineatura forse è allusiva alla scontata riconferma dei due consiglieri il cui mandato è prossimo alla scadenza? Che sarebbero l’avv.Daniela Goldoni e Paolo Credi.

I punti salienti


Poco importante il fatto che – il bilancio sarà approvato e che è in equilibrio – mentre è importantissimo il punto sul personale, del malessere dilagante che ha portato “alla fuga” di alcuni dipendenti dei diversi istituti. È innegabile che la scelta della direttrice di operare dall’estero, nonostante il delicatissimo e complesso ruolo chiamata a svolgere,non ha favorito l’instaurarsi di alcuna collaborazione. E il fuggi fuggi dei dipendenti storici di altissima professionalità,si è perduto un capitale di conoscenza ,comprovano le diverse voci di corridoio che narrano di un clima interno difficilissimo e ormai insostenibile con il personale diviso fra due fronti, con la direttrice un poco di parte.  

La consigliera Bagnoli sul punto è intervenuta asserendo « Che quando ci sono progetti di fusione come questo,è fisiologico che qualcuno si trovi peggio di prima . Ma magari c’è anche chi si trova meglio».

Non è solo fisiologico, qua siamo davanti alla evidente incapacità della neodirettrice di gestire una situazione molto complessa, essendo la prima volta che ricopre un incarico di tale portata, e tal proposito vale la pena riproporre un estratto dalle sue prime dichiarazioni pronunciate fresca di nomina “….  So fare la curatrice, so scrivere testi, ma un’esperienza di questo tipo mi mancava”.

La Baldon ha sorvolato sul telelavoro, domanda insidiosa alla quale ha risposto sempre come da copione Lugli : « La direttrice vive all’estero? L’importante che le risposte arrivino. E mi sembra che sia così ». Quali risposte di grazia?

Se le risposte sono l’iniziale programma espositivo proposto che avrebbe dovuto  obbligatoriamente ‘indicare le linee’ con lo scopo di esplicitare il significato dell’unificazione dei tre istituti che sono confluiti nella Fondazione MAV. Nonostante i propositi dichiarati subito dopo la nomina, ciò non è stato perseguito e si continuerà così facendo per la latitanza della Baldon e per il mancato interesse  “a conoscere a fondo ed elaborare il senso della neo Fondazione che aveva lei stessa indicato nell'obiettivo < di rafforzarne le identità, nonché tutelare e aumentare la visibilità dei loro patrimoni collezionistici affidatole>.”

Quindi il primario obiettivo da mettere a segno non è stato centrato.

Se le mostre sono prive di cataloghi, non è assolutamente credibile la spiegazione  data dalla Baldon : «Che farli costano circa la metà del budget di una mostra … che serve quasi un anno di lavoro…e in ogni caso abbiamo i libretti bilingue con testi scientifici». Sicuramente le altre istituzioni che stampano dei catologhi a corredo delle loro iniziative o sono degli spendaccioni,oppure sono semplicemente più bravi. Il motivo vero invece è che non ha nessun senso fare una pubblicazione scientifica di una mostra già realizzata altrove e presa in prestito da altri istituti culturali, se al ‘pacchetto preconfezionato’ non si aggiunge nulla di  nuovo e di inedito.

Sul nodo dolente del personale ha così spiegato , « Noi siano sempre stati aperti al dialogo e alla discussione, da parte nostra c‘è sempre stato grande rispetto ». Sconfessando testè quanto appena affermato e senza alcun garbo nei confronti dei suoi collaboratori ha lanciato il seguente j’accusse : 'Sono arrivata nell'ottobre di un anno fa e si doveva subito programmare una mostra a marzo, perchè i vari istituti non avevano programmato nulla’.  

E la splendida mostra di Cesare Leonardi. L'architettura della vita? Realizzata dallo staff della Galleria Civica con uno spirito e abnegazione encomiabile essendo priva della direzione artistica dal 2015 in collaborazione con l’Archivio Leonardi, di Andrea Cavani e Giulio Orsini. Inaugurata nel settembre 2017 per il Festival Filosofia dedicato alle Arti , visitata da oltre 23mila persone? La mostra con un'installazione di 24 disegni di diverse specie arboree selezionati tra le 374 tavole originali riprodotte nel volume L'architettura degli Alberi di Cesare Leonardi e Franca Stagi,è stata scelta dalla Triennale di Milano a rappresentare l’Italia alla London Design Biennale 2018.

Ancora un grande riconoscimento internazionale per l’architetto che per la Galleria Civica, di cui nulla si è letto sulle cronache cittadine.

I numeri dei visitatori

Pallottoliere alla mano, il presidente ha snocciolando l’affluenza registrata nel periodo 1 settembre 2017-31 agosto 2018 presso i vari istituti che compongono il FMAV. Il numero rilevato è di 57.242 tra liberi e paganti, di cui 32.975 registrati dalla sola Galleria Civica. La nuova gestione ha abolito il rilascio del biglietto alle iniziative un tempo gratuite, motivando la decisione che le mostre non a pagamento oggi sono a ingresso libero. Quindi, che sistema è stato utilizzato per la conta delle migliaia di visitatori ?

Tra questi numeri è stato inserito anche la grande affluenza di pubblico, quasi 24 mila persone, che ha avuto la mostra di Cesare Leonardi.

I numeri non tornano e sono da rifare, qualsiasi sia stato il mezzo utilizzato per la conta a partire dal debutto della Baldon ,ovvero dal 10 marzo 2018 inaugurazione della mostra  di  Ad Reinhardt proveniente dal Mudam Luxembourg. I numeri e la matematica non sono un opinione, perché quello che è certo che le mostre della nuova era sono state visitate da quarantaquattro gatti in fila per quattro col resto di due.

 Il MATA

Interessante il pensiero critico espresso in merito dalla Baldon, porta inevitabilmente a formulare delle congetture. Una è questa, la proprietà è cambiata, dalla fallimentare società Quadrifoglio alla Cassa Depositi e prestiti, i locali affittati a caro prezzo dal Comune sono oggi migrati tramite convenzione alla Fondazione Cassa , girati al FMAV. Che le sue parole sul Mata sono da intendersi come un indizio di una vicina dismissione?

 Il grande assente

Non c’è un progetto culturale.

Non è stata delineata una programmazione che faccia presagire un cambio di rotta necessario e urgente che porti la barca che sta affondando del FMAV presso un sicuro approdo.

Ma la rotta può essere invertita soltanto dall’ente pubblico, ritornando ad esercitare a pieno titolo in quanto leggittimato di volta in volta da un mandato elettorale, tra le tante politiche di sua spettanza, quelle culturali che ha abbandonato e passato al privato passo dopo passo. È il Comune il primo grande assente.

Ciò detto, che dire, per essere il direttore del tassello principale e dell’anima del Sant’Agostino, è una singolare e scivolosa partenza. E‘ noto che la dottoressa risieda in Danimarca, che lavora per Modena da Copenaghen. Una domanda però è lecita: vista la natura dell’ente che dirige, dell’entità e della finalità compresi gli obiettivi che si spera di mettere a segno con i progetti in corso non è che la Baldon ed il suo Consiglio di Amministrazione abbiano sottovalutato sia il ruolo che ha il privilegio di ricoprire, sia il peso del progetto che unisce Sant’Agostino, Gallerie Estensi, Galleria Civica, Museo della Figurina, Fondazione Fotografia, Musei Civici, Biblioteca Poletti e l’Archivio Civico, e l’Università con i suoi Musei e Teatro Anatomico? Tanta è la valenza di questo progetto per la città , sia sul piano culturale, che sociale, che per le ricadute economiche che ci si aspetta a fronte di un così ingente investimento: a fronte di questo tantissimo, possiamo permetterci di avere a capo di un istituto strategico come la FMAV, un direttore meno che part time che inframezza una capatina dalle nostre parti con vari e diversi impegni anche di natura privata e curatoriali che ha?

Assolutamente no! Anche in rapporto al suo compenso, 70.000 euro, più 15 mila di benefit, di cui 50.000mila elargiti dal socio pubblico. Forse un incarico come consulente sarebbe probabilmente più indicato rispetto sia alle sue capacità, almeno dal punto di vista relazionali, che disponibilità temporali.

Franca Giordano           

Nella foto Diana Baldon


Redazione Pressa
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