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Fdi, fedeltà al partito e preferenze frutto di una catena di comando

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Prima ringrazia i dirigenti - ogni singolo dirigente; poi i militanti - ogni singolo militante; poi tutte le persone che hanno dedicato tempo – i caporali...


Fdi, fedeltà al partito e preferenze frutto di una catena di comando
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È vero: ci sono tanti modi per festeggiare un'elezione in Consiglio regionale. E il neo consigliere modenese FdI Ferdinando Pulitanò ha scelto quello dell'orgoglio nostalgico missino, pubblicando una sua foto davanti al manifesto del comizio di Giorgio Almirante a Modena - in sapiente posa, in modo da non coprire il simbolo del Movimento Sociale Italiano. A lato richiami alla cultura di destra: Marinetti, Ezra Pound, D’Annunzio. Sempre gli stessi tre e del ventennio o giù di lì, direte: ma quelli hanno. Si vedono anche Falcone e Borsellino, ma su questo non faremo il loro gioco.

Si potrebbero fare mille ragionamenti su chi sia stato eletto in Consiglio regionale in rappresentanza del centrodestra, nel suo insieme, e chi rappresenti realmente. O sull’opportunità di continui richiami al fascismo, alla nefasta cultura di quei tempi, a chi l’ha portata avanti per decenni dopo il ritorno alla democrazia e ancora lo sta facendo.

Ma anche su questo punto non faremo il loro gioco.
Ci preme invece osservare quello che nessuno finora ha osservato. Perché la “notizia” del post di Pulitanò ha ovviamente trovato ospitalità su tutti i giornali - che era il suo scopo di comunicare con i camerati. Ma andando oltre all’immagine, c’è molto di più di un fonogramma social. C’è la differenza fra destra e sinistra, fra individuo e collettivo, fra interesse spacciato per merito e vero merito. Fra apparire e essere. Fra farsi portare in alto e volare.

A una rapida scorsa delle pagine degli eletti di sinistra, infatti, tutti ringraziano i cittadini. Poi ci può essere un richiamo allo staff, ma viene dopo l’elettore. Pulitanò, invece, segue la rigida gerarchia che usano nei manifesti di propaganda: prima ringrazia i dirigenti - ogni singolo dirigente; poi i militanti - ogni singolo militante; poi tutte le persone che hanno dedicato tempo – i caporali.

E gli elettori semplici? E quelli che non vengono dalle gerarchie di partito, dagli incontri, dalle cene, dalle lettere spedite a elenchi mirati con carta intestata e tariffa postale del Senato? Quelli che hanno usato la matita, a tende chiuse?

Pulitanò non cita nemmeno gli elettori liberi e pensanti che valutano le candidature su programmi e curricula. E non fa neanche finta di credere loro: perché non è addestrato a farlo. Ma crede nell’unzione. Come la sua collega Arletti. Delle 6371 preferenze, da solo, ne avrebbe prese quante? Il suo rivale Simone Pelloni, che ha corso in un partito non suo, ne ha prese la metà ma quelle almeno sono sue. Pulitanò invece riconosce che sono l’effetto della catena di comando militarizzata.
In una recente intervista al Corriere, Stefano De Martino dice “è vero che mi piace frequentare persone più grandi di me, che hanno da insegnarmi qualcosa”. Smentisce però la presunta amicizia con Arianna Meloni, sorella di Giorgia, Presidente del consiglio. Cosa c’entra con Pulitanò? Nulla, ma teniamolo in nota perché fra qualche mese potrebbe venire buono.

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Dietro allo pseudonimo Magath un noto personaggio modenese che racconterà una Modena senza filtri. La responsabilità di quanto pubblicato da Magath ricade solo sul direttore della te..   Continua >>


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