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Sono stati durissimi negli ultimi giorni sia Paola De Micheli che Gianni Cuperlo, due dei candidati alla segreteria del Pd in contrapposizione a Bonaccini e alla Schlein, nel giudicare il loro partito.
La De Micheli ha parlato delle “oligarchie del Nazareno che ne hanno fatto un partito di sistema, che considerano i giovani e le donne come Panda da utilizzare in occasione delle elezioni, di iscritti mai seriamente interpellati sulla scelta dei candidati alle elezioni”. Mentre Gianni Cuperlo ha aggiunto che “è giunta l’ora di scendere dal piedistallo, tornare in mezzo alla gente, ritrovare modestia di comportamento e non preoccuparsi solo di poltrone”.
Dal canto suo Sergio Cofferati ex segretario della Cgil ed ex sindaco di Bologna è stato ancora più severo dicendo che “il partito non ha nessuna proposta seria, pensa solo al potere e, volendo stare al governo con partiti di destra o qualunquisti come i 5Stelle solo per ragioni tattiche, ha perso di vista i propri valori ideali e programmatici e, per giunta, gli è mancata una guida politica capace di dare risposte concrete ai bisogni della gente”.
Secondo il politologo Luca Ricolfi il Pd “è diventato un partito dell’establishment e non rappresenta più i ceti popolari che hanno infatti votato per altri alle ultime elezioni politiche”. Definendo poi la Schlein “una socialconfusa con progetti astratti” e Bonaccini “un segretario in linea con i programmi dei governi Monti o Draghi in salsa tecnocratica”.
Massimo Cacciari ha riconfermato invece le sue idee più volte espresse e cioè che “il Pd è un partito mai nato perchè è solamente l’unione di due forze, ex Pci ed ex Dc, unite per mantenere il potere”. Mentre Nichi Vendola, l’esponente storico della sinistra, lo ha giudicato “malato di governismo ad oltranza, incapace di cambiare, refrattario ad ogni autocritica che, con la retorica della responsabilità di governare, ha abbandonato le sue posizioni ideali, balcanizzandosi in correnti e potentati personali”.
E mentre Rosy Bindi ha ribadito che “sarebbe meglio chiudere l’esperienza del Pd per tornare all’Ulivo o ad un’altro partito su basi nuove”, Claudio Petruccioli, storico dirigente del Pci, ha parlato di “dispersione dell’elettorato di sinistra perche’ non si è riusciti ad indicare una politica, nè una strategia e dunque ci si è votati all’insuccesso”.
Anche sul piano locale c’è insoddisfazione e malumore in casa piddina. Ad esempio Franco del Carlo, storico dirigente del Pci e già consigliere comunale, iscritto al Circolo di Albareto, ha detto che “il partito ha perso le elezioni perchè ha sposato l’Agenda Draghi non avendone una propria”, mentre anche la carpigiana Stefania Gasparini, che si è schierata con la Schlein, ha lamentato l’indebolimento del partito a causa di scissioni e mancanza di proposte programmatiche concrete.
Dal canto suo Dario Franceschini, che fu tra i sostenitori della segreteria Renzi, oggi si schiera con la Schlein contro Bonaccini e sostiene che “va cambiato tutto il gruppo dirigente (compreso lui?) e la necessità di una alleanza coi 5Stelle per vincere alle elezioni”.
Sarcastico e pungente Massimo Gramellini, da sempre di sinistra, che sul Corriere ha scritto di “ex comunisti col Rolex al polso, frequentatori dei salotti chic, che confondono le dittature con la democrazia, parlando bene dei regimi dittatoriali cinese, cubano, coreano, vietnamita e venezuelano, criticando invece le democrazie occidentali ed europee”.
Infine Velardi e Sansonetti che hanno parlato entrambi di una “alchimia politica, quella tra ex Pci ed ex Dc, dimostratasi fallimentare, come dimostrano i dieci segretari in 15 anni di vita del Pd che ha, nel frattempo, perso sei milioni di voti scendendo al 14 per cento, paralizzato, tra l’altro, da scandali come l’ultimo al parlamento europeo”. Con una considerazione tranchant: “da quando è sorto il Pd è in crisi ed e‘ stato negli ultimi dieci anni al governo pur non avendo mai vinto una elezione”.
Se lo dicono loro…
Cesare Pradella