Da anni Lapressa.it offre una informazione libera e indipendente ai suoi lettori senza nessun tipo di contributo pubblico. La pubblicità dei privati copre parte dei costi, ma non è sufficiente.
Per questo chiediamo a chi quotidianamente ci legge, e ci segue, di darci, se crede, un contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di
modenesi ed emiliano-romagnoli che ci leggono quotidianamente, è fondamentale.
S’è molto parlato, in questi giorni, degli apparentemente deludenti risultati elettorali del centrodestra in provincia. E qualcuno s’è spinto più in là: attribuendo al senatore Michele Barcaiuolo, in quanto leader della coalizione, delle colpe. La colpa di aver perso malamente un po’ ovunque, con distacchi abissali. Specie nei principali comuni, primi fra tutti Modena e Carpi, dove sono stati candidati obtorto collo suoi collaboratori stretti e famigliari diretti. Ma anche Maranello, Formigine, Fiorano, Castelfranco, Sassuolo, fino a comuni come Medolla, San Possidonio, Concordia, ovunque salvo rare eccezioni. Anche dove il centrodestra è maggioranza alle europee ma ha perso alla grande alle comunali. Ma questa lettura dei dati è troppo approssimativa, perché derivante dalla classica crisi post-elettorale e dalla volontà degli alleati di scaricare le colpe sul leader del momento.
Perché Barcaiuolo, da grande leader, ha vinto.
Non conta il distacco di 30 punti e passa a Modena; il distacco di 25 punti e passa a Carpi; il distacco di 30 punti nei Comuni piccoli, nonostante la sostanziale parità o il vantaggio del centrodestra – segno che tutti i candidati sono stati sbagliati. No, non conta, ha ragione Barcaiuolo. Quello di Modena è un risultato storico. Come quello di Carpi, come ha correttamente dichiarato la di lui moglie Annalisa Arletti in un recente comunicato. Perché la politica è ben altro che vincere o perdere. Ci vuole pazienza, visione, lungimiranza. È come piantare ottimi semi, annaffiare, e aspettare e sperare che venga il sole. E che dai semi si produca una nuova classe politica di qualità, capace di ribaltare ogni pronostico nei decenni a venire.
Perché il chicco di grano caduto che muore non è da solo, e dà frutti, nella misura di dieci a uno o anche di più.
Eppoi vogliamo parlare degli alleati? Delle loro liste, non di certo competitive come quelle di Barcaiuolo? Delle loro preferenze, non di certo come quelle dei Fratelli d’Italia, ne vogliamo parlare? Per fortuna che gli alleati sono stati schiacciati nei numeri e negli eletti. E che da queste elezioni escono liste di opposizione con una credibilità maggiore rispetto a quelle di cinque anni fa, tanto da poter finalmente costituire gruppi consiliari di qualità. Mica come la Lega di Prampolini e della Boccaletti del 2019, per dire.
Poi in tutto questo c’è il silenzio del PD. Barcaiuolo è riuscito a zittire il PD. Nessuno che dica niente, nessuno che gridi vittoria, nessuno che dica che il leader di FdI abbia sbagliato non diciamo tutto, ma anche solo qualcosa. Anzi: pare quasi di sentire che dai vertici del partitone, capitanato da Roberto Solomita, vengano le richieste al leader della destra di continuare così. E oltre: di esportare questi ottimi risultati ovunque possibile, lui che di FdI è Presidente regionale, mica solo modenese. Fin dalle prossime regionali, nelle quali Barcaiuolo, visti gli ottimi risultati, sarà senz’altro il collaboratore di punta, lo stratega di Galeazzo Bignami, vero leader della destra storica e anima di FdI in regione.
Da umili discendenti di contadini ci permettiamo però un’osservazione a Barcaiuolo: se si piantano i semi a giugno, anche se ottimi, e escono le piantine, poi il sole troppo alto le brucia. Forse è proprio questo lo scopo politico, beninteso: perché piantine troppo alte potrebbero poi fare troppa ombra.
Magath
Magath Ing
Dietro allo pseudonimo Magath un noto personaggio modenese che racconterà una Modena senza filtri. La responsabilità di quanto pubblicato da Magath ricade solo sul direttore della te..
Continua >>