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Ho già trattato il tema dell’IMU e delle modifiche introdotte dal Comune di Modena alle aliquote introdotte per il 2020, con una “rimodulazione delle tariffe” a gettito invariato: 51 milioni. Abbiamo visto come i più penalizzati siano stati i proprietari che hanno affittato con canoni agevolati, a studenti o all’Agenzia della casa.
Oggi approfondiamo l’argomento vedendo meglio, salvo sempre gradite smentite, chi altro ci ha guadagnato e ci ha perso.
Ci hanno guadagnato i possessori di case signorili, ville, castelli e palazzi artistici e storici che vedono l’IMU passare dal 6.8 (con TASI) al 6.
Ci rimettono i possessori di stabili che utilizzano direttamente come uffici e studi privati, negozi e botteghe, laboratori per arti e mestieri, che, al contrario, vanno da 8.6 a 9.7. Insomma, chi ha una villa paga di meno, chi ha un locale che adibisce a proprio laboratorio, studio o negozio paga di più.
Una chiara politica alla Robin Wood, ma alla rovescia.
Che sia questa la linea di indirizzo della Modena progressista?
LE RICADUTE SOCIALI DELLA NUOVA IMU
Le ricadute sono facilmente prevedibili; i proprietari scaricheranno i nuovi oneri sugli affittuari; così, ad esempio, per i canoni agevolati, qualora non si sia già imposto il massimo, i proprietari, alla prima scadenza, facilmente chiederanno un ritocco. Risultato: gli inquilini che hanno contratti a canone agevolato si vedranno aumentare l’affitto. Insomma, a ricaduta, gli aumenti ricadranno sulle categorie più fragili mentre si salveranno i proprietari di immobili di lusso.
E così, i proprietari di ville e castelli festeggiano, mentre gli inquilini a basso reddito si preparano a piangere.
UNA CITTA’ MUTA
Quello che sorprende in questo caso, ma anche in precedenza in occasione di altre denunce circostanziate, documentate e mai contestate (vedi le disuguaglianze delle scuole dell’infanzia), è il mutismo.
L’amministrazione tace.
Ma quello che colpisce è il silenzio delle associazioni.
Quelle dei proprietari: mute
Quelle degli inquilini: mute
I sindacati: muti
Le associazioni dei consumatori: mute
La sinistra: muta
L’opposizione: muta
Un silenzio assordante.
2017: SPUNTA L’ATTESTATO DI RISPONDENZA
L’attuale accordo venne firmato il 15/01/2016 e sottoscritto solo da una associazione di proprietari, l’ ASPPI (presieduta dall’ex sindaco di Spilamberto) e da tre associazioni di inquilini: SICET, SUNIA, UNIAT.
Circa un anno dopo, il 16/01/2017, il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, con proprio decreto ha imposto l‘attestato di rispondenza per tutti i contratti stipulati a canone concordato per poter attenere agevolazioni fiscali, tra cui l’IMU.
Esso può essere prodotto solo dalle associazioni firmatarie dell’accordo.
Ecco che allora, il 30/10/2017, forse per un’improvvisa folgorazione, lo hanno sottoscritto anche UPPI, ASSOCASA, FEDERCASA CONFSAL, CONFEDILIZIA, CONFAPPI E UPPI.
L’attestato di rispondenza è un vero e proprio regalo alle associazioni dei proprietari e degli inquilini che, in tal modo, acquisiscono iscritti e denaro; infatti l’attestato costa; quanto? Chiedere agli interessati… Comunque, un bel regalo.
E, intanto, le associazioni che dovrebbero difendere i proprietari e gli inquilini restano mute. O no?
Franco Fondriest
Nella foto il sindaco Muzzarelli e l'assessore al Bilancio Cavazza