Oggi, come nel 2014, centinaia di famiglie si trovano prigioniere nelle proprie case senza luce e senza riscaldamento, con l'acqua marcia e stagnante che riflette nel buio quello che resta dei propri ricordi a piano terra. Domani queste famiglie si alzeranno, ognuno indosserà una bella mascherina anti-Covid (perchè qui si è tutti responsabili e si rispettano le regole) e pulirà il fango lasciato dal fiume. Oggi, come nel 2014, l'argine di un fiume si è spaccato lasciando aperta una voragine dalla quale è defluita una montagna d'acqua che ha cancellato ricordi, piegato la speranza, umiliato l'impegno. Gettando i pensieri dentro una spirale che solo chi ha vissuto una cosa simile e toccato con mano il fango, staccandolo dai muri e dai propri mobili, può capire.
'Le casse di espansione di Secchia e Panaro hanno raggiunto i livelli massimi e sono riuscite a invasare milioni di metri cubi d’acqua evitando così lo scenario peggiore' - ha detto l'assessore regionale Priolo (qui l'articolo). Parole che si commentano da sole. Quale sarebbe stato lo scenario peggiore? Una invasione aliena? Cosa dovevamo attenderci per l'assessore Priolo una apocalisse biblica per tre giorni di pioggia?
In questi sei anni cosa ha fatto la Regione per evitare che la tragedia del 2014 si replicasse con modalità di fatto identiche? (qui l'ultima fotografia) Come giustifica la Regione stessa i ritardi nel finanziare i progetti sugli argini del Secchia che oggi, solo per miracolo, hanno retto? Dopo aver dato la colpa alle nutrie ora contro quale animale si punterà il dito? Chi sarà il capro espiatorio stavolta?
Oggi a queste domande la Regione non risponde. Parlano i sindaci di provincia, oggi Nanetti a Nonantola e Gargano a Castelfranco. Soldati in prima linea, senza armatura, che con coraggio fanno fronte alla tragedia e rispondono al telefono ai cittadini, cercando inutilmente parole consolatorie. Ma la Regione, al di là della Priolo, tace. Il presidente Bonaccini sempre pieno di parole entusiaste al grido 'Siamo l'Emilia Romagna' tace. Sta zitto, oggi non parla sui social. In attesa di farlo domani, dopo aver valutato la strategia coi suoi consulenti di comunicazione e marketing. Un silenzio che non fa che aumentare la rabbia di chi oggi ha perso tutto e si sente pure dire che poteva andare molto peggio. Perchè l'unica parola che oggi un governatore regionale può pronunciare, dopo una alluvione bis in una manciata di anni, è 'scusateci, vi prego'. Questa, caro Bonaccini, è l'Emilia Romagna: una Regione dove bastano tre giorni di pioggia per provocare una catastrofe. E non basta chiamare questi eventi 'straordinari'. A meno che non si pensi che sia giusto adattarsi a una alluvione ogni sei anni.
Aggiornamento
Ieri sera, a mezzanotte inoltrata, due ore dopo la pubblicazione del nostro articolo, Bonaccini ha pubblicato sui social il suo primo intervento sulla alluvione. Eccolo:
