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La Pressa

Chiusura magazzino Coop Anzola, 200 lavoratori: 'Bonaccini aiutaci'

'Dopo una vita passata a spaccarsi la schiena per Coop, veniamo trattati così, senza dignità, senza rispetto, senza riconoscenza'
Continua lo sciopero dei lavoratori dello stabilimento ad Anzola di Centrale Adriatica dopo l'annuncio della chiusura (qui la notizia) per due anni del magazzino. Domani mattina è previsto un incontro del Tavolo di salvaguardia del patrimonio produttivo del Comune di Bologna alle 8.30 in videoconferenza con tutte le parti coinvolte. A rischio vi sono soprattutto i lavoratori delle cooperative che gestiscono l'appalto i quali, a differenza dei dipendenti diretti, non hanno il paracaudute rappresentato dalla cassa integrazione.
E proprio questi lavoratori oggi hanno scritto una lettera aperta al presidente della Regione Stefano Bonaccini.
Ecco la lettera.
Salve signor presidente, le scrivo a nome di tutti i lavoratori in appalto nel cantiere Coop centrale Adriatica in sede ad Anzola dell'Emilia Bologna. Siamo circa 200 lavoratori: lavoriamo per coop da oltre 20 anni in appalto, oggi coop ci ha comunicato che il magazzino si fermerà per oltre 2 anni per ristrutturazione. Così, da un giorno all'altro, a quel paese le nostre famiglie, le nostre vite, i nostri figli, questo significa per noi fine del lavoro dopo una vita passata a rifornire supermercati Coop.
Essendo lavoratori in appalto la nostra azienda cesserà il lavoro a partire da ottobre 2020, mentre i nostri colleghi diretti Coop andranno in cassa integrazione straordinaria (dovrebbero) per poi ritornare nel 2022 una volta finiti i lavori di ristrutturazione. Noi invece siamo su una zattera persa in mezzo al mare, il nostro lavoro sarà delocalizzato in altri centri logistici della Regione mentre noi saremo lasciati a casa senza un briciolo di riconoscenza, le sembra giusto?
Dopo una vita passata a spaccarsi la schiena per Coop, veniamo trattati così, senza dignità, senza rispetto, senza riconoscenza, e pure dicono la coop sei tu, menomale.
Questo perchè le leggi vigenti del lavoro in appalto lo permettono. E quindi cosa ci resta? A parte la schiena ormai andata? Non possiamo lasciare il nostro posto di lavoro senza provare a difenderlo: in quel luogo abbiamo trascorso metà della nostra vita: lei ci deve aiutare, almeno farsi sentire. Se vuole da domani saremo in vertenza sindacale con Cigl Cisl e Uil di Bologna. Signor presidente, chiediamo un intervento per noi e per le nostre famiglie. Per i nostri figli. Parliamo di più di 200 lavoratori trattati come pezze da pietra: veniteci a trovare siamo nel panico totale, ma siamo pronti a reagire. Comunque vada troveremo una soluzione solo alla morte non avremo scelta.
Grazie presidente, buona serata.
E proprio questi lavoratori oggi hanno scritto una lettera aperta al presidente della Regione Stefano Bonaccini.
Ecco la lettera.
Salve signor presidente, le scrivo a nome di tutti i lavoratori in appalto nel cantiere Coop centrale Adriatica in sede ad Anzola dell'Emilia Bologna. Siamo circa 200 lavoratori: lavoriamo per coop da oltre 20 anni in appalto, oggi coop ci ha comunicato che il magazzino si fermerà per oltre 2 anni per ristrutturazione. Così, da un giorno all'altro, a quel paese le nostre famiglie, le nostre vite, i nostri figli, questo significa per noi fine del lavoro dopo una vita passata a rifornire supermercati Coop.
Essendo lavoratori in appalto la nostra azienda cesserà il lavoro a partire da ottobre 2020, mentre i nostri colleghi diretti Coop andranno in cassa integrazione straordinaria (dovrebbero) per poi ritornare nel 2022 una volta finiti i lavori di ristrutturazione. Noi invece siamo su una zattera persa in mezzo al mare, il nostro lavoro sarà delocalizzato in altri centri logistici della Regione mentre noi saremo lasciati a casa senza un briciolo di riconoscenza, le sembra giusto?
Dopo una vita passata a spaccarsi la schiena per Coop, veniamo trattati così, senza dignità, senza rispetto, senza riconoscenza, e pure dicono la coop sei tu, menomale.
Questo perchè le leggi vigenti del lavoro in appalto lo permettono. E quindi cosa ci resta? A parte la schiena ormai andata? Non possiamo lasciare il nostro posto di lavoro senza provare a difenderlo: in quel luogo abbiamo trascorso metà della nostra vita: lei ci deve aiutare, almeno farsi sentire. Se vuole da domani saremo in vertenza sindacale con Cigl Cisl e Uil di Bologna. Signor presidente, chiediamo un intervento per noi e per le nostre famiglie. Per i nostri figli. Parliamo di più di 200 lavoratori trattati come pezze da pietra: veniteci a trovare siamo nel panico totale, ma siamo pronti a reagire. Comunque vada troveremo una soluzione solo alla morte non avremo scelta.
Grazie presidente, buona serata.

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