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“… Se non le va bene come trattiamo sua madre se la porti a casa!” questo si è sentito rispondere un familiare che quasi piangente si sfoga in Piazza Grande. Il dramma degli anziani non autosufficienti è stato affrontato è esploso nel cuore di Modena con le testimonianze di chi lo vive sulla propria pelle: familiari, operatori delle CRA, infermieri.
Oggi a Modena le famiglie sono sempre più povere, le liste interminabili d’attesa per entrare nelle Case Albergo si sono sfoltite solo per la strage da Covid, l’assistenza domiciliare debole e carente mentre gli ospedali rifiutano i cronici.
“….Come posso assistere i miei genitori? – chiede emozionata una signora – Devo lasciare il lavoro e di cosa vivremo? Anche la badante non ce la fa da sola, cosa posso fare?”
Mentre queste le voci risuonano in piazza mentre dal Consiglio Comunale qualcuno ci affaccia a guardare.
Al Flashmob organizzato da Libro Verde hanno partecipano oltre 50 cittadini, tante le testimonianze di denuncia di una situazione ormai drammatica. Assistenti e infermieri delle CRA hanno spiegato come in queste strutture, tutte appaltate a privati, sia impossibile prestare le cure che sarebbero necessarie. Di notte solo due inservienti devono curare, pulire, assistere oltre 70 anziani: 70 a 2.
In piazza si è anche simulato l’uso della “Stanza degli abbracci e degli incontri”, un banale strumento che solo pochissime CRA modenesi posseggono, interrompendo così l’essenziale rapporto affettivo fra l’anziano e i suoi cari.
Si osserva infine un minuto di silenzio per gli oltre 200 anziani delle CRA modenesi uccisi dal Covid, morti simbolicamente rappresentate da distese di lumini sui sassi della piazza.
Portano la loro adesione associazioni come Modena Volta Pagina, Medicina Democratica, Comitato Familiari Anchise, il gruppo consiliare dei 5S e i partiti Rifondazione e Potere al Popolo.
Si consuma così con le tristi note di un flauto che accompagna il Flashmob, l’appassionata partecipazione di familiari e cittadini, associazioni e partiti ad una serata di riflessione in cui si è chiesto che le Cra non siano gestite da privati ma dal Sistema Sanitario Nazionale, che si investa in strutture di accoglienza dignitose, che in ogni CRA si istituiscano organi di rappresentanza di familiari, che sia potenziata l’assistenza infermieristica e medica.
Tutti hanno invocato la fine della “cultura dello scarto” che nasconde questo dramma quotidiano.
Redazione Pressa
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