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Il caso dei fanghi bruciati nell'inceneritore di Modena sollevato da La Pressa (qui l'articolo) finisce sul tavolo della Regione Emilia Romagna attraverso a una interrogazione del consigliere Fdi Michele Barcaiuolo.
'L’inceneritore modenese che dal 1° gennaio al mese di maggio 2020 (ultimo dato disponibile) ha bruciato 285 tonnellate di fanghi derivanti dalla depurazione delle acque reflue urbane - ricorda Barcaiuolo -. Questo genere di rifiuto, particolare per i rischi connessi all'emissione in atmosfera, a seguito della combustione, di numerosi metalli, e identificato dal codice EER 19 08 05, è una novità nella tipologia sempre più ampia dei rifiuti conferibili all’inceneritore di Modena che ha destato numerose perplessità tra i cittadini e la stessa Arpae che nel 2019 ne ha più volte vietato la combustione.
Ad oggi è possibile incenerire i suddetti rifiuti a patto che Hera limiti i fanghi a quelli derivanti dalla depurazione delle acque reflue urbane (e non a quelle industriali), ad una quantità massima di 200 tonnellate settimanali e 6300 tonnellate annuali e, fino al 31 dicembre 2021, derivanti dal solo bacino della provincia di Modena'.
'Chiedo dunque alla giunta se, e con che cadenza, vengano effettuati i controlli relativi alle procedure di smaltimento dei fanghi di depurazione di acque urbane - continua Barcaiuolo -. Se la Regione ritenga necessario interrompere lo smaltimento dei suddetti fanghi, alla luce delle perplessità espresse da Arpae e se intenda intervenire affinché si continui a limitare lo smaltimento delle acque reflue urbane al bacino della provincia di Modena anche successivamente al 31 dicembre 2021'.
Redazione Pressa
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