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Incentivi ai medici per prescrivere meno esami: il caso finisce sul tavolo del Ministero

Incentivi ai medici per prescrivere meno esami: il caso finisce sul tavolo del Ministero

Interpellato il ministro Orazio Schillaci. 'Misure di questo tipo possono compromettere il rapporto di fiducia tra medico e paziente, alterando la libertà e la responsabilità clinica del medico'


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'Il Ministro della Salute è a conoscenza della delibera del 28 ottobre 2025 dell’Ausl di Modena con cui si offrono incentivi ai medici di base che limitano il numero di prescrizioni di esami ai loro pazienti? Ne condivide le finalità e i contenuti? Il ministro non ritiene che tale misura possa configurare una violazione del diritto alla salute e del principio di autonomia professionale del medico? Quali iniziative urgenti intenda adottare per verificare la legittimità e la compatibilità di tale provvedimento con i principi del Servizio sanitario nazionale? Il Governo intende valutare, in sede di Conferenza Stato-Regioni, l’adozione di linee guida nazionali che escludano qualsiasi forma di incentivo economico legato alla riduzione di prescrizioni o prestazioni sanitarie?' A porre la questione con una interrogazione a risposta scritta in commissione è il deputato M5S Stefania Ascari che interviene sulla delibera firmata dal direttore generale Ausl Mattia Altini chiamando in causa Orazio Schillaci.
'La misura, presentata come strumento di razionalizzazione della spesa sanitaria, di fatto introduce un meccanismo premiale legato non alla qualità delle cure o agli esiti clinici, ma alla diminuzione delle richieste di accertamenti - afferma la Ascari -.
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La delibera ha sollevato forti proteste da parte del personale sanitario e delle organizzazioni civiche, che la considerano una distorsione del principio costituzionale di tutela della salute, sancito dall’articolo 32 della Costituzione, oltre che una forma di pressione indebita sui professionisti della sanità pubblica. Il rischio concreto è quello di scoraggiare la prevenzione e la diagnosi precoce, in aperta contraddizione con le campagne di sensibilizzazione e i piani di prevenzione promossi dallo stesso Ministero della Salute e dalle Regioni. Misure di questo tipo possono compromettere il rapporto di fiducia tra medico e paziente, alterando la libertà e la responsabilità clinica del medico, che deve fondarsi unicamente su valutazioni scientifiche e sul bisogno reale di cura dell’assistito, ricordiamo del resto che il modello sanitario pubblico italiano si basa sul principio dell’universalità, dell’equità e dell’appropriatezza delle cure, non sulla monetizzazione della riduzione delle prestazioni sanitarie'.
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