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'Movida a Modena, il Pd predica equilibrio ma raccoglie il frutto della propria sordità: Lenzini si dimetta'

'Movida a Modena, il Pd predica equilibrio ma raccoglie il frutto della propria sordità: Lenzini si dimetta'

Rinaldi: 'Non si può pretendere di rivitalizzare il centro favorendo una vita notturna senza regole, e allo stesso tempo invocare silenzio, sicurezza'


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'Ancora una volta, il Partito Democratico modenese cerca di cavarsela con le parole. Di fronte a un centro storico in evidente difficoltà, tra degrado crescente, insicurezza, vandalismi e proteste dei residenti, la risposta è sempre la stessa, “decisioni equilibrate e condivise”. Una formula che suona bene nei comunicati, ma che nella realtà significa immobilismo, rinvii e soprattutto mancanza di responsabilità politica. Il segretario cittadino del PD, Diego Lenzini, parla di “movida responsabile”, di “dialogo con tutti”, di “città viva e accogliente”, ma evita accuratamente di dire che la situazione attuale è il risultato diretto di anni di politiche permissive e di una gestione del centro storico che ha confuso la libertà con l’assenza di regole, e la vivacità con l’anarchia'. A parlare è il segretario di Popolo e Libertà, Bruno Rinaldi.
'Da un lato si invocano educatori e progetti di sensibilizzazione per i giovani, dall’altro si è chiuso per anni gli occhi davanti a un fenomeno che è ormai fuori controllo, schiamazzi fino a notte fonda, degrado, rifiuti, atti di vandalismo, aggressioni. Tutto questo mentre i residenti, cittadini onesti, famiglie, anziani, lanciavano continui allarmi rimasti inascoltati.Il PD oggi parla di “vivibilità” come se fosse un concetto nuovo, ma dov’era quando i comitati di quartiere denunciavano il caos serale e notturno?
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Dov’era quando la politica locale, anche di opposizione, segnalava che il centro si stava svuotando di residenti e riempiendo di locali senza controllo? Si è preferito voltarsi dall’altra parte, perché ammettere il problema avrebbe significato riconoscere il fallimento di una certa idea di città, quella della liberalizzazione totale, dell’intrattenimento senza limiti, dell’indulgenza verso chi trasforma gli spazi pubblici in luoghi privati di consumo.Oggi il PD scopre l’allarme rosso per il centro storico, ma lo fa con la consueta doppiezza, da un lato denuncia il rischio di abbandono dei residenti, dall’altro continua a difendere una movida “attiva e inclusiva”. Ma le due cose non stanno assieme. Non si può pretendere di rivitalizzare il centro favorendo un turismo e una vita notturna senza regole, e allo stesso tempo invocare silenzio, sicurezza e vivibilità. È una contraddizione di fondo, frutto di una politica che non sceglie mai, che galleggia nel mezzo e poi si stupisce del risultato.Nel mio modo di sentire politico, la questione è più semplice, la città non può essere viva se non è ordinata, e non può essere accogliente se non è sicura. Le regole devono essere poche ma chiare, e soprattutto rispettate.
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La legalità non può essere un concetto da evocare nei comunicati, ma deve diventare pratica quotidiana, anche quando significa dire dei “no”. E dire “no” a certi comportamenti, a certi locali, a certe tolleranze è proprio ciò che il PD non ha mai avuto il coraggio di fare.E se il segretario cittadino del PD fosse davvero realista, la prima cosa che dovrebbe fare non sarebbe scrivere comunicati rassicuranti, ma prendere atto del fallimento politico del suo partito proprio su Modena e rassegnare le dimissioni. Perché una classe dirigente che ha contribuito a rendere il centro storico un luogo sempre più caotico, insicuro e abbandonato dai residenti, non può continuare a parlare come se fosse estranea alle proprie responsabilità. Servono gesti concreti, e il primo gesto di onestà politica sarebbe ammettere l’errore e lasciare spazio a chi ha una visione diversa, fondata su ordine, decoro e sicurezza. Chi oggi parla di “dialogo” lo fa dopo anni di sordità. I comitati dei residenti, le associazioni civiche, perfino alcune forze politiche hanno segnalato in ogni modo il degrado che stava avanzando.
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Ma la sinistra modenese ha preferito continuare a raccontarsi una città ideale, turistica, universitaria e felice, senza accorgersi che dietro quella narrazione si stavano consumando le vere crisi, quella della sicurezza, della vivibilità e della fiducia dei cittadini verso le istituzioni.La verità è che Modena non ha bisogno di altri tavoli di confronto, ma di una guida politica capace di decidere. Serve una linea chiara, capace di dire che la libertà di divertirsi finisce dove inizia il diritto alla tranquillità di chi lavora e vive nel centro. Serve un Comune che difenda i residenti con la stessa energia con cui promuove gli eventi. E serve una politica che smetta di usare la parola “equilibrio” come sinonimo di indecisione - chiude Rinaldi -. Il PD, dopo aver per anni ignorato gli allarmi, ora tenta di rimettere ordine in un disordine che esso stesso ha creato. Ma per ricostruire fiducia non bastano le dichiarazioni di principio, servono fatti, regole e soprattutto un cambio di mentalità, passare dalla tolleranza del disordine alla tutela della comunità.Modena merita una città viva, sì, ma non confusa, aperta, sì, ma non abbandonata, accogliente, sì, ma non indisciplinata. Finché la sinistra continuerà a inseguire l’idea di un “centro storico per tutti” senza il coraggio di farne rispettare le regole, la realtà continuerà a smentire la propaganda'.
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