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L'assessore regionale alla Sanità, Sergio Venturi, riferirà domani in commissione sulla morte del neonato avvenuta ieri all'ospedale di Sassuolo, dove la madre era stata trasportata da Pavullo. Ma dal punto di vista medico -scientifico, 'già ieri - ricorda l'assessore in una nota- l'azienda sanitaria aveva chiarito come, rispetto alla situazione che si era presentata, fosse assolutamente necessario ricoverare la partoriente in una struttura sanitaria attrezzata per questo tipo di patologia, quale è l'ospedale di Sassuolo'.
È 'chiaro quindi- prosegue Venturi- che, anche se non fosse in atto la sospensione dell'attività del punto nascita di Pavullo, sarebbe stato necessario il ricovero a Sassuolo. Mi auguro - conclude l'assessore - che nessuno voglia fare speculazione e polemica politica, anche per rispetto alla famiglia, su una vicenda molto dolorosa, che è stata seguita nel più rigoroso rispetto dei protocolli medico-scientifici'.
LE OPPOSIZIONI
A chiedere invece all’assessore Venturi di “fare un passo indietro” sulla chiusura dei punti nascita è Stefano Bargi, consigliere regionale della Lega Nord. “Purtroppo - sottolinea il consigliere - abbiamo avuto subito la dimostrazione di quanto strutture che garantiscano i servizi di prossimità siano fondamentali: soprattutto in ambito sanitario e in zone, come quelle montane, già penalizzate dalla collocazione geografica e dalle conseguenti difficoltà logistiche”. Per questo, “chiedo all’assessore Venturi di valutare un cambio di rotta sui punti nascite. Sono stati chiusi - prosegue Bargi - assecondando presunti standard di sicurezza che solo un determinato numero di parti all’anno garantirebbe. Tuttavia, evidenzio due dati. Primo, l'ospedale di Pavullo ha fatto registrare negli anni una percentuale molto bassa, nettamente inferiore alla media nazionale, di tagli cesarei nel trattamento dei parti, questo sì un inequivocabile parametro di alta qualità dell’offerta sanitaria.
Secondo, la tempestività, come noto, è un fattore chiave della medicina d’urgenza: i servizi di prossimità, come quello di Pavullo, sono a maggior ragione indispensabili. Ecco perché è opportuno un passo indietro sulla chiusura dei punti nascite”.
'Il territorio della montagna è diverso da tutti gli altri - afferma Valentina Mazzacurati di Forza Italia -. Ci sono distanze fisiche che possono fare la differenza, soprattutto se parliamo di emergenze sanitarie. E' per questo che la morte del neonato appena venuto alla luce a Sassuolo, dopo il rocambolesco trasferimento da Pavullo della madre, non può essere liquidato come qualcosa di inevitabile. Dopo il triste episodio di domenica , è ancora più evidente quanto la decisione della Regione e dell’Usl di chiudere il Punto nascite sia sbagliata. Peraltro alla luce della norma che impone un minimo di 500 parti all'anno, mi chiedo, per esempio, se siano state fatte opere di incentivo al parto in loco o al contrario, come tutti i cittadini sanno, sono state spinte le partorienti ad andare a Modena e Sassuolo. Questa tecnica 'politica' ha portato i numeri ad essere quelli che sono oggi. Penso fermamente che sia centrale la sicurezza delle madri e dei figli, ciò che va misurato è quanti parti fa un medico, e non l’ospedale in sé , volutamente svuotato di partorienti'.
'Registriamo con tristezza e preoccupazione il primo caso di complicanze gestazionali che avviene dopo la chiusura del punto nascita di Pavullo. Una giovane madre di Pavullo è stata ricoverata d’urgenza a Sassuolo a causa del distacco della placenta. Nonostante il cesareo eseguito il neonato è morto, e a lei e alla sua famiglia vanno le nostre condoglianze e il nostro abbraccio in questo momento di dolore - afferma la segreteria provinciale di Rifondazione comunista -. L’Ospedale afferma che l’accaduto “conferma quanto, nonostante le tante semplificazioni o peggio strumentalizzazioni su questo tema, sia determinante offrire l’assistenza adeguata e in centri qualificati a donne e neonati nei rarissimi ma drammatici eventi che possono verificarsi anche in gravidanze fisiologiche”. Ci chiediamo come si possa escludere con tanta sicurezza che la permanenza in attività del punto nascita di Pavullo e, semmai, il suo rafforzamento, non avrebbe potuto condurre ad un diverso esito. Di fronte a casi come questo, dovrebbe essere un preciso dovere del Governo e della Regione procedere alla rivalutazione delle scelte effettuate, per essere assolutamente certi che si stia procedendo nella garanzia di assicurare buona salute a tutte e tutti, escludendo ogni logica privatistica e di profitto'.
'Chiediamo sia fatta la massima chiarezza sul sistema di emergenza urgenza predisposto non solo per la donna di Pavullo soccorsa ieri , ma per tutte le donne che dopo la chiusura del punto nascite di Pavullo sono obbligate a 50 km di strada ed oltre per recarsi od essere trasportate nel più vicino punto nascite di Sassuolo, anche in casi di urgenza. Per questo abbiamo presentato un'interrogazione, affinché gli organismi competenti chiariscano ed illustrino cosa ieri, nel sistema, non ha funzionato'. E' la posizione assunta dai Consiglieri provinciali Antonio Platis e Marco Caiumi.
'Nella rassicurazioni e nelle raccomandazioni che hanno accompagnato e giustificato la chiusura del punto nascite, i rappresentanti tecnici e politici della sanità modenese avevano promesso un piano straordinario di assistenza e di emergenza per quelle donne residenti in montagna che proprio perché distanti dal più vicino punto nascite di Sassuolo, potevano trovarsi in condizione di reale ed oggettiva difficoltà ed essere esposte a maggiori rischi. Chiediamo se il piano di urgenza predisposto ed attuato nei confronti della donna fosse già quello previsto ed entrato in vigore o se comunque le procedure adottate per il soccorso ed il trasporto della donna abbiano rispettato i protocolli previsti per tale genere di urgenza. Cercare la verità e capire se e cosa di poteva fare per trasferire per tempo la donna in una struttura idonea all'intervento richiesto - hanno concluso i Consiglieri - crediamo possa servire ad evitare che ciò accada di nuovo'