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Carpi e San Prospero per ora hanno preferito prendere tempo e così gli agricoltori e residenti possono ancora sperare in una retromarcia. Perchè il progetto 'Paesaggio naturale e seminaturale protetto del fiume Secchia' spaventa e non poco chi vive e lavora a ridosso del fiume e che presto potrebbe vedere trasformata la propria quotidianità.
Il progetto
'Le finalità dell’istituzione del Paesaggio naturale protetto sono riportare il fiume al centro delle relazioni territoriali, recuperare le aree interessate da attività estrattive, riqualificare le morfologie fluviali e le aree boscate, garantire al fiume la funzione di corridoio ecologico, migliorare le infrastrutture per la fruizione a piedi o in bicicletta, proporre interventi di mitigazione delle infrastrutture presenti o in corso di progettazione, proporre interventi di miglioramento e manutenzione del Percorso naturale del Secchia' - si legge in una nota del Comune di Modena che a febbraio aveva aderito, con il voto favorevole delle stesse opposizioni, alla proposta che deve essere presentata in Regione.
Il Paesaggio naturale del Secchia oltre a quello di Modena interessa i Comuni di Castellarano, Sassuolo, Formigine, Casalgrande, Rubiera, Campogalliano, Soliera, Carpi, Novi, San Prospero, San Possidonio, Cavezzo e Concordia ma alcuni Comuni hanno preferito frenare sulla proposta da presentare in Regione. Al di là degli slogan positivi, parliamo di un progetto enorme e rivoluzionario, che si estende su una superficie totale di 15 mila 855 ettari e il cui perimetro si estende fino a entrare in contatto con il margine dei centri urbani collocati in prossimità del fiume.
Le critichePoche finora le occasioni di confronto serio con gli agricoltori (le ultime a Rubiera un convegno il 1 giugno con la stessa assessore regionale Gazzolo invitata ma assente e a luglio un incontro autopromosso a Sozzigalli da alcuni agricoltori locali).
Le preoccupazioni sono più che comprensibili.
Tra le tante citiamo le due principali: il fatto che si creerebbe una sorta di autostrada per ungulati e cinghiali, che così potrebbero danneggiare ancor più le coltivazioni e gli enormi vincoli a cui sarebbero soggetti i terreni, immobilizzandone l'attività economica. In base al progetto infatti gli agricoltori proprietari dei terreni all'interno del perimetro sarebbero soggetti a vincoli tali che impedirebbero di scegliere liberamente il tipo di coltivazione e che esigerebbero diversi permessi per ogni tipo di attività, rendendo i terreni stessi praticamente invendibili proprio a causa di queste limitazioni.
A fronte di un quadro simile è evidente la richiesta da parte degli imprenditori agricoli di un equo indennizzo dalle istituzioni (molti direbbero comunque no al progetto indipendentemente dal rimborso), indennizzo che comunque non è affatto contemplato e, anzi, il Progetto stesso viene presentato come un momento di valorizzazione anche economica dell'area.
Giuseppe Leonelli
Redazione Pressa
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