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'Unimore vara l'identità percepita: roba da Scherzi a parte'

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Carlo Giovanardi e Michele Barcaiuolo bocciano l'iniziativa della Università di Modena e Reggio Emilia


'Unimore vara l'identità percepita: roba da Scherzi a parte'
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“Una volta c'era Nembo Kid alias Clark Kent. Adesso in Unimore studenti, dipendenti e collaboratori possono essere donne alias uomini o uomini alias donne in base alla autodeterminazione. Uomini e donne all'anagrafe e nei documenti, viceversa nella attestazione dell Università, che si presta ad avallare un nome di fantasia nel sesso percepito, salvo poi instaurare e mantenere un rapporto reale (registrazione esami, titolo di laurea, stipendi e pensioni) con l'identità anagrafica di chi non può o non vuole completare il percorso di transizione”. Così l'ex ministro Carlo Giovanardi interviene sulla nuova iniziativa della Università di Modena e Reggio.
“Insomma se il signor Vladimiro Guadagno, alias Luxuria, si iscrive o viene assunto da Unimore, il rapporto reale e giuridico è con il signor Guadagno, ma per l'Università è con la signora Luxuria, che la riconosce ai fini interni come tale.

Da qui un alambiccato (e immagino oneroso) sistema di trasposizione di identità dall'alias a quella vera negli atti formali, presentato come al solito come conquista di civiltà - chiude Giovanardi -. Ma la cosa più impressionante è che nessuno in Unimore abbia obiettato a questa iniziativa da 'Scherzi a parte'. Ponendosi per esempio il problema se i professori (e perché loro no?) possano interrogare e dare i voti presentandosi non come sono iscritti all'anagrafe ma come alias”.

Parole sottoscritte anche dal consigliere regionale Fdi Michele Barcaiuolo.
“La scelta si fonda sul principio di autodeterminazione di genere, lo stesso al centro di profonde polemiche e discussioni in sede di approvazione del DDL Zan. L’obiettivo: tutelare la dignità e la privacy dei transessuali e transgender e questa delibera si traduce nella possibilità per gli studenti, che si trovano nella fase di transizione da un genere all’altro (anche ad uno stadio inziale), di attivare un’identità alias che si traduce in un duplicato del tesserino universitario.

La scelta di una ‘carriera alias’ permette di essere, come si evince dalla stessa parola latina, ‘altro’ e per il nostro ordinamento giuridico tuttavia non possiamo essere contemporaneamente due persone e questo vale per tutti gli ambiti, anche quelli privati, come la scuola e l’università”. Barcaiuolo ricorda anche come “il Senato Accademico, con delibera del 26 aprile 2016, prevedesse l’adozione di ‘misure idonee a tutelare gli studenti e le studentesse che avessero iniziato un percorso di cambiamento di genere’ al fine di garantire loro un ambiente di studio sereno in cui i rapporti interpersonali fossero improntati al reciproco rispetto delle libertà e dell’inviolabilità della persona’. Come si può leggere sul sito Unimore.it, già da allora si poteva fare richiesta dell’alias, in qualsiasi momento successivo all’immatricolazione, consegnando in Segreteria Studenti l’accordo confidenziale assieme alla documentazione attestante l’iter intrapreso”.
Da qui l’atto ispettivo per sapere dalla Giunta “come valuti queste iniziative, che, oltre a essere oggetto di discussione sotto il profilo etico, sono discutibili anche sotto l’aspetto giuridico, in quanto per lo Stato la persona deve essere individuata per il tramite di una sola identità. Per il nostro ordinamento giuridico non possiamo essere contemporaneamente due persone e questo vale per tutti gli ambiti, anche quelli privati, come la scuola e l’università e stante la delibera del 2016 che già prevedeva la possibilità della carriera alias in Unimore, ci si interroga su quale sia la differenza con la delibera approvata il 13 luglio e quanti studenti ne avessero effettivamente fatto richiesta dal 2016 a oggi”.

Redazione Pressa
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