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'Non importare da subito rifiuti da fuori provincia e tenere spento l’impianto almeno 5 mesi l'anno, quelli invernali più problematici per il livello di Pm10, facendo eventualmente un accordo con un altro impianto della provincia che possa funzionare in modo alternato così da gestire il materiale accumulato nei mesi di spegnimento'. La proposta sul nodo ambientale modenese rappresentato dall'inceneritore Hera è il Laboratorio civico Modena Ora.
I LINFOMI
La Regione Emilia Romagna nel 2011 ha indicato per l’inceneritore di Modena specifici e negativi impatti sulla salute sui residenti nei dintorni: “Un modesto eccesso dei linfomi non Hodgkin a Modena, che tuttavia non raggiunge la significatività statistica e non è comunque attribuibile ad esposizioni recenti e la conferma, già emersa nella prima fase dello studio, di un aumento delle nascite pretermine in relazione all’aumentare dell’esposizione”.
L’allora assessore alle politiche per la salute Carlo Lusenti disse infatti che “nel suo insieme l’impatto degli inceneritori è contenuto, ma non è nullo”.
LE FONTI INQUINANTI
'Modena lancia dunque alcune proposte concrete per creare un netto spartiacque nelle politiche ambientali fatte finora a Modena. Lo spartiacque consiste nell’includere l’inceneritore di Modena tra le “fonti inquinanti” l’aria del Comune di Modena e comuni limitrofi area Nord. E come tale assoggettarlo a limitazioni d’uso, analoghe a quelle imposte al traffico, riscaldamenti, caminetti, industrie varie - si legge nella nota dei civici guidati da Cinzia Franchini -. Invece fino ad oggi ha goduto di uno straordinario e incomprensibile status di salvacondotto ambientale come fosse ininfluente sull’ambiente, aria in particolare. Status difeso a oltranza dai passati e odierni amministratori, a tal punto da consentire al Gestore di importare quasi il 50% dei rifiuti bruciati da fuori provincia, pur di farlo funzionare al massimo.
Tutto questo in una Pianura Padana tra i siti più inquinati al mondo con Modena a primeggiare negativamente'.
LA PROPOSTA
'L’inceneritore di Modena gestito da Hera è una macchina che, quando è accesa, per le sue caratteristiche tecniche e operative deve bruciare necessariamente una quantità determinata di immondizia. Di fatto i rifiuti prodotti sono il carburante dell’inceneritore e quindi, se questo motore resta accesso tutti i giorni, in assenza di immondizia indifferenziata prodotta a Modena si importano rifiuti da fuori provincia. Oggi l’inceneritore di via Cavazza resta spento solo due settimane nei mesi estivi per manutenzione e col camino acceso 350 giorni l’anno occorrono dalle 200mila alle 240mila tonnellate di immondizia, a seconda del potere calorifero della stessa. Il problema è che Modena e provincia produce circa 120mila tonnellate di indifferenziata all’anno, quindi la metà rispetto al potenziale del camino. La nostra proposta? Non importare da subito rifiuti da fuori provincia e tenere spento l’impianto almeno 5 mesi l’anno facendo eventualmente un accordo con un altro impianto della provincia che possa funzionare in modo alternato così da gestire il materiale accumulato nei mesi di spegnimento' - si legge nella nota di Modena Ora.
“L’inceneritore non può essere acceso e spento a piacimento perché tecnicamente il momento dell’accensione è quello più inquinante e quindi per compensare lo stop e il riavvio in termini di emissioni servirebbero mesi – afferma Cinzia Franchini che insieme al Comitato Modena Salute Ambiente ha analizzato i dati tecnici del camino -. Ecco quindi che l’unica soluzione è ridurre drasticamente i mesi di accensione dell’impianto che, ricordo, non è mai stato collegato al progetto di teleriscaldamento promesso. Analizzando i dati Arpa (grafico sotto) i mesi più problematici per concentrazione di polveri sottili sono quelli che vanno da novembre a marzo ed è in questi mesi che chi governa il territorio dovrebbe imporre alla controllata Hera di spegnere l’impianto che, ricordo, continuerebbe in questo modo a bruciare circa 150mila tonnellate nei restanti mesi, più che sufficienti per smaltire la richiesta modenese”.
'E’ evidente che l’obiettivo finale sia il superamento definitivo dell’inceneritore che, oltre a inquinare l’aria, trasforma in modo irreversibile plastica, carta… in cenere, interrompendo per sempre la possibilità di riuso della materia prima oggetto del trattamento, un riuso che tra l’altro è alla base delle promesse (mai mantenute) degli sconti in bolletta per i cittadini virtuosi sulla differenziata. Per la sola Modena la plastica bruciata in un anno equivale a circa 1.000.000 di barili di petrolio, la carta a 800.000 alberi e così via. In un pianeta dalle risorse limitate e sempre più difficili da reperire questo è uno spreco che non possiamo permetterci - chiude la nota - Accanto alle due azioni immediate citate, occorre dunque anche ridurre anche la quantità “modenese” dei rifiuti indifferenziati e mandati a bruciare, attivando ovunque la raccolta domiciliare con tariffa puntuale per cittadini e imprese. Altro spartiacque sarà la scelta del Gestore rifiuti. Il Gestore scelto deve assicurare il riciclo totale dei materiali da raccolta differenziata (plastica e carta in primis) rispetto all’incenerimento'.