Da anni Lapressa.it offre una informazione libera e indipendente ai suoi lettori senza nessun tipo di contributo pubblico. La pubblicità dei privati copre parte dei costi, ma non è sufficiente.
Per questo chiediamo a chi quotidianamente ci legge, e ci segue, di darci, se crede, un contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di
modenesi ed emiliano-romagnoli che ci leggono quotidianamente, è fondamentale.
L’osservatorio indipendente dell’Associazione Italiana Familiari e vittime della strada-ONLUS (AIFVS), nel 2017, registra almeno 54 decessi sul territorio della provincia di Modena, con un preoccupante incremento, rispetto al 2016, del 55%, quando i decessi si attestavano a 35. Anche rispetto al 2015 vi è stato un incremento: + 15% rispetto ai 47 registrati. Pure rispetto al 2014, quando si registrarono 45 decessi, vi è stato un incremento: + 20%
Analizzando le categorie: 25 conducenti auto, nove dei quali per fuoriuscita senza apparente coinvolgimento di altro mezzo; 10 pedoni, tutti investiti; 3 ciclisti, tutti investiti; 11 in moto o scooter, di cui tre fuoriusciti senza apparente coinvolgimento di altro mezzo; 5 camionisti (4 in autostrada) che tamponano altri autocarri ed una fuoriuscita. Il 78% dei deceduti è maschio.
Guardando l’età, nella fascia 0-18 si registra un solo deceduto, tra i 19 e 59 si sale a 34, tra i 60 e 70 sono 3 ed oltre i 70 sono 12, nessun trasportato. Per quanto riguarda il sesso, i maschi sono i più colpiti con ben 42 decessi su 54. Gli stranieri deceduti sono almeno 10.
Le municipali sono le forze di polizia che hanno rilevato il maggior numero di mortali (31 casi), seguite dai carbinieri (8 casi) e polizia (14 casi di cui 8 in autostrada).
Dal 2002 ad oggi, sulle strade della provincia, hanno perso la vita 1119 persone, praticamente è sparito l’equivalente della popolazione di un comune come Riolunato o Montecreto o la somma di frazioni come Marzaglia e Navicello o Paganine e S.Donnino.
Le valutazioni sull’andamento del calo della mortalità sulle strade della provincia di Modena evidenziate dal grafico dal 2009 ad oggi, non possono che essere negative.
Lo scorso anno i decessi su strada nelle provincia di Modena sono stati 12,98 per 100mila abitanti. Un rapporto che è oltre il doppio di quello registrato mediamente in Italia ancora nel 2015 (5,56 ogni 100mila abitanti) e ben più elevato anche di quello regionale (7,33 ogni 100mila abitanti) e qualcuno, o più di qualcuno, dovrebbe prenderne atto ed essere portato a mettere in campo efficienti strategie di contrasto.
Sono infatti sono ancora 54 i morti registrati nel 2017 sulle strade della nostra provincia e circa 2100 i feriti, alcuni dei quali gravi, circa 150 con postumi da invalidità permanente con costi sociali inaccettabili ed intollerabili, stiamo parlando all’incirca di 80 milioni di euro per l’anno 2017 a cui si aggiungono le perdite umane, il dolore dei congiunti, le sofferenze dei feriti ed i tragici cambiamenti nella vita delle persone colpite.
L'analisi
'La società, nondimeno, continua in larga parte ad accettare o rimuovere il rischio di morte sulle strade: i drammi che si consumano quotidianamente sulle nostre strade sono ancora alquanto ignorati - afferma in una nota l'Associazione vittime della strada il cui responsabile è Franco Piacentini (nella foto) -. Dalle amministrazioni, evidentemente solo a fiato, viene dato esplicito appoggio all’obiettivo previsto di dimezzare il numero di morti sulle strade del 2010 (58) entro il 2020. Di questo passo non ci arriveremo mai, non potremo neppure mostrarci “orgogliosi” per aver raggiunto, di accettare, tra due anni, quel vergognoso, minimo “traguardo” di 29 morti e 1200 feriti, dei quali 90 con disabilità permanenti e conseguenti spese sociali. Le amministrazioni dovrebbero quindi aderire alla richiesta del Parlamento europeo e mirare, seriamente, a scongiurare completamente i decessi da incidenti stradali (“Vision Zero”), come già fanno diversi stati. La provincia di Modena deve iniziare a dar corpo a tale visione ed elaborare una strategia in questa direzione con un corpo di provvedimenti assai più concreto, molti provvedimenti annunciati sono tuttora troppo vaghi, portati avanti con assoluto disinteresse e certamente all’altezza delle sfide in gioco. E’ necessario pertanto dare un impulso propulsivo di indirizzo al fine di perfezionare i modelli proposti derivandone un nuovo piano di azione completo, che contenga una gamma dettagliata di provvedimenti, con un calendario e mezzi di monitoraggio chiari per controllarne l’efficacia nonché una valutazione a medio termine. A livello provinciale dovrebbe essere prospettato anche un altro obiettivo chiaro e quantificabile per il 2020, ossia ridurre del 40% il numero dei feriti gravi e per poter aver riscontro dei risultati che si otterranno, bisogna poter definire cosa si intende per “ferito grave” ed avere accesso ai dati sanitari di questi ultimi. Infine è necessario predisporre un apposito centro di assistenza per i familiari di vittime da incidenti traumatici perché chiunque resta ucciso o ferito in un incidente, direttamente o indirettamente, è uno di troppo'.