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Una settimana fa, all'indomani del clamoroso blitz dei carabinieri in Comune e il sequestro dei faldoni, il sindaco di Carpi Alberto Bellelli aveva garantito pieno appoggio alla magistratura. 'In queste primissime battute delle indagini è indispensabile che l’autorità giudiziaria svolga il proprio lavoro libera da interferenze - aveva detto -. Per garantire questo risultato è assolutamente necessario il rispetto scrupoloso del segreto istruttorio: questo spiega la mia volontà di intervenire mediante comunicati stampa che, nei limiti consentiti dalla legge, si limitino a informare la cittadinanza senza rincorrere le indiscrezioni'.
In sette giorni però molte cose sono cambiate.
Inizialmente Bellelli, davanti all'indagine per concussione e turbativa di libertà del procedimento di scelta del contraente, ha tentato di imporre le dimissioni del suo vice Simone Morelli, ma il vicesindaco ex Margherita ha resistito, forte del sostegno di importanti personaggi nel mondo catto-Pd (in primis il suo collega di associazione, il senatore Edoardo Patriarca e l’ex sindaco Enrico Campedelli col quale fece un patto alle politiche) e non Pd (una larga fetta di Forza Italia).
E così Bellelli, già poco carismatico di natura e sostenuto solo dall'ancora meno forte segretario Pd Davide Fava, ha dovuto rinunciare dallo scaricare Morelli e ha dovuto prendere atto di avere un destino incrociato a quello dell'amico-rivale.
Ma il sindaco ex Ds ha scoperto anche, suo malgrado, che sul caso-Carpi il mirino piano piano si sta spostando dal profilo di Morelli al suo profilo. Una operazione di orientamento verso il sindaco orchestrata dal Pd carpigiano che ambisce ad una scalata (in primis l'assessore Stefania Gasparini) e da quello che con l'attuale giunta ha qualche rimostranza (in primis Giuseppe Schena malamente allontanato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi per far spazio a Corrado Faglioni voluto dal vescovo Cavina, nonostante l'appoggio del modenese Massimo Giusti che infatti l'ha prontamente 'riciclato' come 'project manager' del Consorzio solidarietà sociale).
Così, sentitosi messo all'angolo dalla politica, Bellelli ha pensato bene oggi di attaccare la magistratura. Un intervento a dir poco scomposto, subito censurato dal procuratore capo di Modena.
'Giunti ormai all’ottavo giorno dalla pubblicazione del primo articolo di stampa che ha reso nota la vicenda giudiziaria il clima lavorativo all’interno dell’amministrazione non ha più la stessa serenità di prima. Un’indagine giudiziaria di cui nulla si sa ed, allo stato, si può sapere crea di per sé insicurezza e rende più difficoltoso affrontare i problemi che ogni giorno i nostri dipendenti devono gestire e risolvere. Sono pertanto a chiedere, nel massimo rispetto del lavoro degli inquirenti, che questa situazione sia compresa dalla Magistratura e che il suo lavoro tenga conto dei tempi e delle esigenze che deve affrontare ogni giorno l’amministrazione comunale'. Parole come detto che la Musti non ha gradito.
E così nel suo veloce e improvviso percorso di formazione dell'ultima settimana, l'adolescente tardivo Bellelli ha scoperto un'altra regola importante. Banale, banale, la insegnano in prima media con Montesquieu: la magistratura fa il suo lavoro e se ne frega se un sindaco 'non lavora con la serenità di prima' o chiede 'di tenere conto dei tempi della amministrazione'.
E verrebbe da dire, per fortuna, anche a Modena, è così.
Giuseppe Leonelli
Redazione Pressa
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