A ben vedere mettere a confronto i due eventi non è affatto pretestuoso o provocatorio. Da una parte una Chiesa che si unisce in una veglia di preghiera per sottolineare come 'tante comunità cristiane in questi ultimi anni abbiano aperto le loro porte ai gruppi di cristiani Lgbt+', dall'altro una comunità Lgbt che si fa beffe dei simboli sacri, così come aveva fatto con la stessa immagine di Gesù crocefisso a Roma (foto sotto).

Queste derive blasfeme non sono forse frutto dello stesso senso di appartenenza a una comunità che si riconosce tale in base al proprio orientamento sessuale? E il riconoscere questo gruppo come tale, come gruppo da difendere, come si fa questa sera con la veglia di preghiera a Modena, non è un modo per legittimare il muro che separa un gruppo di persone da un altro solo in base alle loro preferenze sessuali? L'uomo e la donna davvero sono etichettabili in quanto eterosessuali, bisessuali o omosessuali? Un uomo e una donna non sono forse molto di più di questo e le offese, le discriminazioni che subiscono non riguardano forse una sfera ben più profonda e complessa, economica prima di tutto? Le etichette che rinsaldano tale senso di appartenenza, in fondo, contribuiscono a generare divisioni, vittime e carnefici. Riserve indiane da tutelare, non uomini e donne con cui condividere il tempo che ci è dato di passare sulla terra.
E infine, onestamente, guardando queste fotografie è difficile immaginare chi sia vittima di questa corsa al presunto politicamente corretto, se la comunità Lgbt o la comunità che si riconosce nei simboli cristiani e che almeno dalla propria Chiesa, forse, si aspetterebbe di essere accolta.
Giuseppe Leonelli