Modena, il Pd ora teme di perdere e vorrebbe candidare Bonaccini
Preferire uno scivolo a Bruxelles verso una pensione dorata o puntare ancora in alto ripartendo dal basso, dalla sua Modena? Il dilemma per l'ex Godot è grande
Nonostante il centrodestra sia lontano dall'aver costruito una squadra alternativa, per il Pd modenese le elezioni 2024 stanno infatti assumendo sempre più i contorni di una battaglia epocale. Una lotta per la sopravvivenza dell'ultimo fortino rosso rimasto (insieme a Reggio Emilia). Eppure i segnali di crisi, lungi dall'essersi risolti si sono fatti sempre più marcati. Se a livello nazionale il Governo Meloni non accenna a perdere consensi e parallelamente nessuno, ma proprio nessuno, sta vedendo la Schlein arrivare, a livello locale la situazione è ancora più compromessa.
Il caos nella gestione rifiuti generato dal nuovo modello porta a porta ha comportato una emorragia di consensi anche tra i fedelissimi di sempre del Pd, le scelte urbanistiche hanno provocato una frattura apparentemente insanabile con la sinistra-sinistra e l'accordo locale con il M5S appare come una chimera. Unico dato positivo, ovviamente per il Pd, è la scarsa coesione sul fronte avversario, le eterne liti tra Fdi, Lega e Forza Italia, la mancata realizzazione di una rete credibile, sul piano economico, sociale, comunicativo, associativo, che garantisca una solida alternanza agli occhi dell'elettorato e il ritardo nella individuazione di un candidato sindaco. La possibile incoronazione a leader del centrodestra modenese dell'ex presidente della Fondazione Paolo Cavicchioli aveva mandato in fibrillazione tutta casa Dem, ma al momento pare che l'ingegnere patron di Doxee non ne voglia sapere di mettersi in gioco. Resta invece in campo, anche se per ora in casa Fdi son giunte diverse smentite, il nome dell'avvocato Guido Sola in alternativa a un nome strettamente di partito.
Data la delicatezza della situazione il Pd sotto la Ghirlandina, guidato da un Roberto Solomita alle prese col pasticcio del caso-Aimag, sta cercando dunque di correre ai ripari. Mentre a Carpi per il dopo-Alberto Bellelli si pensa di premiare la fedelissima della Schlein Stefania Gasparini, anche a Modena tutto ruota intorno alla definizione del candidato sindaco. E' evidente che - se si rischia di davvero perdere - occorre mettere in campo i big. Calano dunque incessantemente col passare delle settimane le azioni di Andrea Bortolamasi (in quota Bonaccini) e di Andrea Bosi (in quota Schlein) e anche le strade che portano a Davide Baruffi e Stefano Vaccari appaiono incidentate. Baruffi appare troppo simile a Bonaccini e molti lo vedrebbero come un piano B, mentre il nome Vaccari non solo non scalda i cuori ma andrebbe convinto a rinunciare alla poltrona romana. Ecco allora che si spalanca il grande viale che porta al governatore emiliano. Bonaccini finirà il mandato poco dopo Giancarlo Muzzarelli e per lui - sfumata ogni velleità di guidare il Pd e con le elezioni politiche lontane anni luce - si prospettano due sole possibilità: una candidatura prestigiosa ma ben poco visibile al Parlamento europeo, oppure una candidatura a sindaco di Modena (ruolo molto meno altisonante ma ben più operativo).
Preferire uno scivolo a Bruxelles verso una pensione dorata (prospettiva che piace anche a Muzzarelli stesso) o puntare ancora in alto ripartendo dal basso, dalla sua Modena? Il dilemma per l'ex Godot è grande. Un quesito al quale si aggiunge un ulteriore aspetto. Per il Pd modenese quello di Bonaccini sarebbe il miglior nome possibile, ma siamo sicuri che con anche l'uomo di Campogalliano in campo, sarà possibile per il centrosinistra salvarsi a Modena? Se così non fosse, Bonaccini rischierebbe di passare come il primo candidato sindaco a perdere la città rossa per eccellenza, uno schiaffo che assumerebbe i contorni del definitivo ko politico.
Giuseppe Leonelli
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