Ma, così come Fonzie non riusciva, per quanto si sforzasse, ad ammettere i suoi sbagli, così il sindaco di Modena non riesce proprio ad aprire la mano per far continuare la corsa all'erede designato, Massimo Mezzetti.
Forse non è nemmeno una questione di scarsa volontà o di cosciente desiderio, non è invidia nè brama irrefrenabile, semplicemente Muzzarelli non ce la fa a distendere le dita e aprire il palmo, non ce la fa a lasciare andare, ad alzare gli occhi ed accettare lo scorrere della politica. Le luci della ribalta, i frenetici impegni, i tagli dei nastri, le conferenze, gli scontri con Bonaccini (l'allievo che ha avuto la colpa di superarlo), i sorrisi, le sfuriate pubbliche e private, gli abbracci sinceri e quelli meno sinceri, le riunioni di giunta, le sere a passeggiare per la città nella ricerca di altri saluti, di incontri e di altra vita.
E allora gli ultimi mesi del suo decennale mandato si stanno trasformando in una sorta di sfida personale a Mezzetti. Prima le dichiarazioni pubbliche piccate, poi il fastidio nei confronti del tentativo del candidato Pd di smarcarsi un po' dal passato per seguire (giustamente) la propria strada, infine il tema delle nomine, ultimo modo per lasciare il proprio sigillo su Modena.
Si spiega così il tentativo di Muzzarelli di imporre a meno di due mesi dal voto un nome a lui gradito per la vicepresidenza di Hera. Senza concordare nulla con gli alleati, dai 5 Stelle passando per Azione, Muzzarelli ha chiamato il fedelissimo segretario cittadino Pd, Federica Venturelli, e ha preteso che sostenesse il nome di Tommaso Rotella. Ultima zampata del vecchio leone per dire di nuovo 'qui comando io', per dire, ancora una volta, che sul filo di acciaio che collega Hera e Comune di Modena, ci cammina Muzzarelli e sotto, tutti gli altri, non possono far altro che guardare le sue evoluzioni, col naso all'insù.
Mezzetti incassa, fa sapere che non ha gradito, muove i suoi luogotenenti per esternare il dissenso, ma non può fare molto altro.
Giuseppe Leonelli