Quello che resta a otto giorni dal voto è la contrapposizione tra due modi di intendere la città di domani.
Da una parte la certezza della conservazione. L'idea della continuità totale con l'amministrazione uscente e con quasi 80 anni di storia all'ombra della Ghirlandina. Massimo Mezzetti, pur coi suoi modi lontani dal provincialismo modenese e con una sensibilità umana di gran lunga superiore a quella della media locale, rappresenta comunque questo: un sistema di potere che si ripropone e cerca di replicare se stesso per l'ennesima volta.
Non è tanto una questione di appartenenza alla sinistra, non è una questione valoriale: se si è parte del Sistema di potere si hanno incarichi, se non si è parte della Ditta si sta fuori. Con buona pace di competenze e curriculum. Un sistema chiuso in un recinto sempre più piccolo, ma che regge come una roccaforte blindata, un sistema che non ha mai conosciuto l'alternanza e che - gioco forza - è divenuto sempre più autoreferenziale, come dimostra l'inaridimento progressivo dell'offerta culturale, vera cartina di tornasole della freschezza di una comunità.
L'onere e l'onore di provare a scardinare questo tanto rodato quanto arrugginito meccanismo, è in primis della coalizione di centrodestra. Certo, a sfidare Mezzetti saranno sei candidati sindaci, ma è evidente come l'unico a poter avere serie chance di andare al ballottaggio è il candidato appoggiato da Fdi-Lega-Forza Italia. Luca Negrini, 33 anni, è stato buttato nella mischia a tre mesi dal voto dal senatore Fdi Michele Barcaiuolo. Senza una rete civica, imprenditoriale e relazionale alle spalle, Negrini è riuscito a dispetto del suo stesso partito a costruire quantomeno una credibilità personale, riconosciuta anche dagli avversari. Ma il tempo è stato troppo poco. A causa del colpevole immobilismo del centrodestra, Negrini ha dovuto costruire da zero una alternativa e i miracoli non sono roba per i mortali. E' evidente quindi come agli occhi di molti elettori oggi a Modena il cambiamento, passaggio ontologicamente complicato e faticoso, venga interpretato come un rischio elevato.
Conservare un sistema che si conosce o cambiarlo accettando il rischio. Questo è il bivio. Una settimana per rifletterci ancora. Una settimana per misurare il proprio coraggio e tarare la propria prudenza. Una settimana per pensare a quanto la politica, in fondo, sia simile alla vita, ne rispecchi le paure, le miserie, gli attimi di gioia e le rovine da portarsi addosso. Una settimana lunga come il tempo misurato coi battiti e non con le lancette: ai modenesi la scelta.
Giuseppe Leonelli