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Da una parte il teatrino pro fotografi della stretta di mano e della dichiarazione d'intenti tra Stefano Bonaccini e il premier Paolo Gentiloni con la promessa di maggiore autonomia per la Regione Emilia Romagna, dall'altro il plebiscito in Veneto e Lombardia con una alluvione di voti pro autonomia. Queste le due realtà. Ma in Emilia Romagna il Pd, fieramente sostenuto da Legacoop, non ha dubbi: sono Zaia e Maroni che seguono Bonaccini, non il contrario.
'Emilia-Romagna leader anche in percorso per maggiore autonomia. Con il presidente Bonaccini per consolidare ripresa, lavoro, welfare' - scrive il presidente di Legacoop Emilia-Romagna Giovanni Monti, sempre pronto (come sulla legge urbanistica in fase di definzione) a lodare il governatore regionale.
E il consigliere regionale Pd Giuseppe Boschini, scopertosi Bonacciniano di ferro (dopo averlo contrastato come possibile candidato anti-Maletti alle primarie Pd di tre anni fa) va oltre. 'Leggo in giro per giornali che la Lombardia si unisce all'Emilia-Romagna nella trattativa col Governo per avere maggiore autonomia regionale. Ma siamo noi che ci fermiamo ad aspettarli - scrive Boschini -. Come noto, noi siamo già partiti da settembre. Perciò non è la Lombardia che ci raggiunge: siamo noi che ci fermiamo e aspettiamo gentilmente la Lombardia. Insomma ci tocca aspettare (speriamo non troppo) perché loro col Referendum sono stati più lenti e laboriosi'. E ancora: 'Non aspettiamo invece il Veneto. Zaia ha voluto fare lo sborone, ha detto che lui vuole diventare regione a Statuto speciale'.
Boschini che aveva anche detto che 'dei risultati di questo Referendum non si fida. Soprattutto in Lombardia, dove il voto elettronico meritava una trasparenza sui dati ben diversa'.
Insomma, la verità ribaltata: una fotografia (per ammissione degli stessi Bonaccini e Gentiloni una dichiarazione di intenti) fatta per cercare di arginare la voglia autonomista leghista diventa l'escamotage politico per rivendicare una primogenitura.
Giuseppe Leonelli
Redazione Pressa
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