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Mentre Stefano Bonaccini lancia in pompa magna la sua campagna elettorale con 10mila persone in piazza, quel che resta del Movimento 5 Stelle emiliano romagnalo è ancora spaccato sulla scelta (definitiva?) di non allearsi col Pd.
Ufficialmente la lista dovrebbe essere presentata, ma la data per presentare le autocandidature su Rousseau è stata prorogata a domani. A quel punto i nomi dovranno essere votati e poi (nel caso) votato anche il candidato presidente.
Un percorso con tempi strettissimi (le elezioni come noto sono tra un mese e mezzo) che porterà, se lo porterà, a una lista M5S last minute con l'obiettivo evidente di disturbare il meno possibile il Pd.
Del resto - a differenza di quanto sostenuto sempre con forza dal senatore Gabriele Lanzi - anche i consiglieri regionali uscenti non sono stati affatto compatti nel portare a Roma la richiesta del territorio di presentarsi autonomamente.
Lo testimonia un lungo messaggio pubblicato su una chat interna del Movimento della quale fanno parte tutti i consiglieri comunali, regionali e i parlamentari emiliano romagnoli. A firmare questo messaggio è Raffaella Sensoli (la consigliera regionale che ha invitato al voto disgiunto pro Bonaccini) la quale è comunque uscita dal gruppo whtasapp pochi giorni fa in aperta polemica.
Ecco dunque cosa afferma la Sensoli nel messaggio. Una testimonianza, crediamo, importante della genesi che ha portato i 5 Stelle in Emilia Romagna alla attuale frattura e che quindi - in osservanza alle regole interne di trasparenza sempre professate dal Movimento - pubblichiamo con ampi stralci. Tre dei 4 consiglieri regionali M5S stando alle parole della Sensoli avrebbero voluto trovare un accordo con Bonaccini, una chiave di lettura che getta anche una luce chiara sulla scelta del referente modenese Piergiorgio Rebecchi di candidarsi col Pd.
'Subito dopo il primo incontro con Di Maio, Matteo Incerti (referente emiliano per la comunicazione del Movimento e vicinissimo a Beppe Grillo ndr) fece uscire un comunicato stampa a firma Spadoni dove dichiarava che tutti, parlamentari e regionali erano compatti nell'idea di correre da soli. Falso. Io, Silvia e Andrea avremmo voluto intraprendere un altro percorso - scrive la Sensoli riferendosi ai colleghi regionali Bertani e Piccinini (nella foto) e smentendo, come detto, quanto più volte dichiarato da Lanzi sulla compattezza della richiesta presentata a Roma -. Avremmo voluto metterci ad un tavolo con Bonaccini e parlare di programma e obiettivi da raggiungere nei prossimi 5 anni. Se non avessimo trovato un accordo sui temi io sarei stata la prima a mettere anima e corpo in una campagna elettorale contro di loro. Ma non ci è stato consentito'.
'Luigi (Di Maio ndr) ci ha incaricato di fare riunioni provinciali testando l'umore generale senza però una base di contenuti e obiettivi strategici - continua la Sensoli informando le decine e decine di consiglieri M5S in Regione -. Bene. In Emilia queste riunioni si sono tenute in un clima vergognoso, dove chi si azzardava a pronunciarsi favorevole ad un tentativo di accordo veniva aggredito verbalmente e messo alla gogna. Capite che in questo modo il dubbio che il 'sentiment' emerso fosse falsato è legittimo. Così come trovo aberrante che nel m5s esista il reato d'opinione quando dovremmo essere l'apoteosi del dibattito democratico e del rispetto. Ecco perché ho sostenuto che si dovesse votare su Rousseau la scelta se correre da soli o in coalizione. Perché queste riunioni (in cui oltretutto non si è nemmeno votato ma solo ascoltato chi è voluto intervenire) non le ritengo pienamente attendibili seppur ovviamente è stato giusto parlarne faccia a faccia. Altra contraddizione: a Bologna, Luigi è intervenuto dicendo che lo statuto non consente sostegni a candidati presidente di altri partiti, cosa che ci è stata smentita dalla Lombardi che è nel comitato di garanzia. E comunque, anche fosse stato corretto, allora era inutile fare le riunioni provinciali per parlare di una eventuale coalizione. Beh. Già tutto questo per me non è condivisibile'.
E poi l'attacco diretto a Lanzi 'Quello che proprio però non comprendo e non accetto è che alcuni parlamentari si sono arrogati il diritto di voler indirizzare la decisione finale, senza alcun rispetto dell'opinione e del lavoro di noi regionali. Quando noi regionali, invece, abbiamo sempre avuto la delicatezza di non commentare mai le scelte fatte a Roma anche quando ci siamo presi insulti ed improperi dalla gente (perché anche noi parliamo con la gente!) per essere passati da un'alleanza con la Lega ad un'alleanza col pd con la velocità con cui si dice 'Diciotti' (tanto per citare un caso in cui secondo me abbiamo svenduto la nostra integrità a Salvini, con un voto su Rousseau su una questione dove le carte erano coperte dal segreto d'ufficio, quindi senza la possibilità da parte di nessuno di noi di votare consapevolmente). Io per prima ho taciuto in tante occasioni, a partire dai vaccini, tema per cui ho messo la faccia a Pesaro davanti a 40.000 persone. Faccia poi presa a schiaffi sempre dalla gente a causa delle divisioni interne dei parlamentari sul tema. Ma nel momento in cui questo rispetto non si è dimostrato reciproco, beh, a quel punto ho deciso di dire la mia. Anche perché non sono d'accordo con chi afferma che Lega e Pd qua siano uguali. Ho osservato attentamente entrambi in 5 anni e se nel Pd non sono tutti dei santi, la destra qua rischia di fare dei danni inenarrabili. Abbiamo combattuto tante battaglie in questi 5 anni, dai tagli degli stipendi al gioco d'azzardo alle leggi contro nepotismo e omotransfobia. Tutte cose che la destra eliminerà se andasse al governo della Regione. Sarebbero stati 5 anni buttati via. Sangue e sudore spesi invano' - chiude Sensoli.
Redazione Pressa
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