Parole sbagliate perchè etichettare in modo manicheo le vittime come ragazzi provenienti da famiglie ricche e gli aggressori come ragazzi provenienti da famiglie povere è semplicemente falso. Lo dimostra il fatto che tra gli arresti compiuti nei mesi scorsi dalla polizia vi erano ragazzi perlopiù di origine straniere, ma alcuni di loro adottati e figli di famiglie assolutamente benestanti. Lo dimostra ancora che alcuni minorenni vittime di brutali aggressioni da parte del branco (ne abbiamo conosciute diverse) hanno genitori con lavori umili, magari separati e con difficoltà ad arrivare a fine mese.
Parole pericolose perchè evocare la rabbia sociale per spiegare il fenomeno delle violenze tra minorenni apre un vaso di pandora che rimanda agli anni più bui della storia del nostro Paese. Anni nei quali proprio in nome di un utopico desiderio ridistributivo si sono compiute violenze immani.
Parole ipocrite perchè pronunciate da un amministratore pubblico che personalmente guadagna 110mila euro lordi all'anno. Sembra poco elegante ricordarlo, ma se chi usa argomenti legati alla lotta di classe è un politico con questo genere di reddito, allora ogni credibilità svanisce. A meno che, ma non possiamo saperlo e se così è ne prendiamo atto, questo politico non sia impegnato da anni a donare i suoi averi ai poveri per dare testimonianza di questo afflato redistributivo.
Sia chiaro, l'ingiustizia sociale è una realtà, il gap tra una parte del mondo sempre più ricca e una parte del mondo sempre più povera non si discute, ma questo non significa che questo abisso possa essere usato per analizzare i fenomeni di delinquenza giovanile. Le cose sono molto semplici e pare quasi assurdo doverlo ricordare: chi va tutelato è il ragazzo minorenne picchiato dal branco di coetanei (quasi sempre stranieri) non il contrario.
Giuseppe Leonelli