Modena, Marika Menozzi segretario Dem azzoppato: in ottobre riparte lo scontro Mezzetti-establishment Pd
Mezzetti, consapevole della crisi nera del partito e supportato da una capacità politica superiore a tutti gli altri attori in campo, potrebbe cercare un all-in
Affrontare la Festa dell'Unità senza un segretario era uno smacco troppo grande e così si è chiesto un sacrificio al neo-sindaco di Concordia. E' vero, per citare (pare) Giuseppe Prezzolini, che in Italia non c’è nulla di più definitivo del provvisorio e nulla di più provvisorio del definitivo, ma le chance di Marika Menozzi di restare in sella al Pd di Modena per più di qualche mese sono davvero poche e viene da chiedersi se era giusto bruciare così un promettente e giovane amministratore.
In ogni caso a ottobre ripartirà la sfida che da un anno agita il centrosinistra locale, quella tra la corrente del sindaco Massimo Mezzetti, non iscritto al Pd ma punto di riferimento assoluto della maggioranza modenese, e l'establishment Dem.
Numericamente è evidente che l'asse Vaccari-Muzzarelli-Sabattini è più strutturato rispetto a quello guidato dal primo cittadino, ma i giochi sono tutt'altro che chiusi. Il Pd di Modena, dopo lo scandalo Amo e le dimissioni di Stefano Reggianini è in una crisi forse mai così profonda, e Mezzetti è visto da molti come l'unico in grado di assicurare un futuro al centrosinistra ai piedi della Ghirlandina. Perchè se è vero che Mezzetti non può fare a meno del sostegno Pd, oggi è ancor più vero che il Pd non può fare a meno di Mezzetti. Un segretario appena nominato costretto ad abbandonare l'incarico sotto i colpi di uno scandalo che investe l'intero sistema di potere modenese non si era mai visto (e con ogni probabilità non è ancora finita), così - anche in chiave machiavellica - qualcuno inizia a sussurrare che per sopravvivere occorra accettare un cambiamento profondo. Lo inizia certamente a pensare Stefano Bonaccini che per ora si è tenuto distante dalle liti per evitare schizzi di fango, ma le mani nel pentolone in ebollizione prima o poi dovrà metterle: meglio proteggersi le dita con guanti piombati che ustionarsi l'intero corpo per l'esplosione.
I nomi che si fanno da una parte e dall'altro sono quelli di Massimo Paradisi o di Gianni Gargano, col secondo più gradito all'asse Vaccari-Muzzarelli. Ma Mezzetti, consapevole della crisi nera del partito, della sua parallela innegabile forza e supportato da una capacità politica superiore a tutti gli altri attori in campo, potrebbe cercare un all-in puntando su una figura a lui vicinissima. L'ipotesi di Roberto Solomita, già ventilata come provocazione nelle settimane scorse, resta remota, ma nulla è scontato.
Giuseppe Leonelli
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