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Scandalo Amo, il sistema Pd sta implodendo, ma per ora l'ha capito solo Mezzetti

Scandalo Amo, il sistema Pd sta implodendo, ma per ora l'ha capito solo Mezzetti

Il sindaco di Modena parla di grande reset da giugno 2024. Mentre gli altri giocano ancora imperterriti la loro serie D. Finché non vengono esonerati


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La vicenda Amo sta aprendo gli occhi a molti, in provincia. E rischia di fare saltare diversi banchi. Quasi tutti in casa PD. Perché accanto a un top player da serie A come Massimo Mezzetti, e a qualche astuto Richelieu sparso qui e là a gustarsi il teatrino, giocano decine di gregari improvvisati, seppur veterani del gioco, che non hanno capito assolutamente nulla di quanto sia accaduto e stia accadendo. E pensano che tutto potrà rientrare, venire dimenticato, con due salamelle e un gnocco fritto, con le strategie usate fino a ieri.
 

Il punto è che Mezzetti, fin da quel 29 di aprile - quando è stato informato sommariamente della vicenda Amo - ha subito focalizzato e visto dipanarsi davanti a sé il film della distruzione definitiva di quel vecchio PD che l'aveva sì voluto, ma a denti strettissimi e comunque come necessità transitoria. Per questo ha lasciato che Stefano Reggianini fosse eletto segretario del PD; ha tenuto bloccato Alessandro Di Loreto, su Carpi, facendo leva sul sentimentalismo di Riccardo Righi; ha rifilato la patata bollente della successione di Reggianini a Andrea Bosi, PD ma non PD, senza neanche lontanamente accennargli alla bufera in arrivo.
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Magari non avrà dato lui la stura alla fuga incontrollata di notizie verso i giornali e allo stillicidio di indiscrezioni chirurgiche dei giorni successivi il voto sul bilancio. Ma alla fine è stato l'utilizzatore finale della bufera sopravvenuta. Restando a guardare, fino all'autodistruzione totale di tutti gli altri.
 

Ma se Carpi s'era un minimo salvata, con il gioco di lieve anticipo di Riccardo Righi - che ha dimissionato Di Loreto un'ora dopo la lettera della dipendente, pubblicata in esclusiva da La Pressa, e un'ora prima di Reggianini - oggi ci ha pensato la segretaria PD Daniela Depietri a risistemare il tutto. Con un comunicato dove ci precisa che “Di Loreto non è iscritto al PD” - che in politichese vuol dire 'l'ha scelto personalmente Righi, è colpa sua non del PD' - e che a sinistra “ci si fa da parte anche in assenza di indagini”. Ma di questa vicenda, cosa ha capito? Ma quali indagini?
 

Righi, ancora più di Mezzetti, ha dovuto chiedere le dimissioni a Di Loreto perché, come sindaco socio di Amo e come da lui stesso annunciato, deve avviare le necessarie azioni di responsabilità. Onde evitare che il danno erariale diventi il suo, per ignavia.
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Non c'entra nulla la procura: sono azioni parallele, fra l'amministrativo e il civilistico, per stabilire chi dovesse fare cosa e chi debba eventualmente risarcire chi - oltre ovviamente alla dipendente. Riguarderanno tutti gli ex dirigenti, amministratori, revisori, sindaci di Amo. Di Loreto non c’entrerà nulla, ma cosa poteva fare Righi? Avviare un'azione di responsabilità contro un suo assessore in carica? O chiedere agli altri di escludere quel nome?
 

In questo momento storico servirebbe, da parte del PD, una vera riflessione autocritica. Perché è vero che la gestione partitocentrica della cosa pubblica - con l'appartenenza che viene prima di ogni competenza e la chiusura a livello degli Amish ai non-PD - sta mostrando tutti i suoi limiti. Lo vediamo in praticamente tutte le partecipate, dalle più piccole a Seta, Amo, Aimag, nella sanità. Il sistema sta implodendo. E così imploderà la stessa sinistra. L'unico che l'ha capita fin dal primo giorno è Mezzetti, che parla di grande reset da giugno 2024. Mentre gli altri giocano ancora imperterriti la loro serie D. Finché non vengono esonerati.
 

Magath
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Dietro allo pseudonimo Magath un noto personaggio modenese che racconterà una Modena senza filtri. La responsabilità di quanto pubblicato da Magath ricade solo sul direttore della testata.  Ci sono...   

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