A tre mesi di distanza stesso luogo (la sala Pucci) e stesso tema (la sicurezza), ma stavolta i cosiddetti civici, dopo essersi ovviamente dichiarati apartitici e aver rifiutato bandiere di partito, sono affiancati dal centrodestra che si è presentato in massa all'assemblea (dal segretario cittadino Lega, Caterina Bedostri al capogruppo di Forza Italia Piergiulio Giacobazzi, dal consigliere civico Andrea Mazzi ai consiglieri di Fratelli d'Italia Pulitanò, Rossini e Negrini).
Nel primo caso il centrodestra disertò l'incontro ritenendo (a giusta ragione) che fosse orchestrato dal Pd, nel secondo caso il centrosinistra ha disertato l'incontro ritenendo (sempre a giusta ragione) che avesse il cappello del centrodestra.
In discussione, a ben vedere, non è la buona fede dei promotori che, salvo qualche eccezione, hanno davvero provato a unire i cittadini dando loro voce, al di là delle appartenenze, quanto l'inevitabile tentativo dei partiti, destra o sinistra poco importa, di sfruttare queste iniziative dal basso per alimentare le rispettive macchina del consenso.
Così il centrosinistra si aggrappa al feticcio della questura di fascia A e il centrodestra, dopo aver chiesto le dimissioni dell'ex comandante della polizia locale, ora che è stato cacciato e sostituito, si avvinghia all'idea delle dimissioni di un assessore che ha essenzialmente la colpa di non essere simpatica. Il centrodestra evoca il taser per la polizia locale come la panacea a tutti i mali (con lo stesso sindacato Sulpl che aveva espresso dubbi a riguardo) e il centrosinistra, del 'tutte e tutti' e delle 'sicurezze', sbandiera l'accoglienza come l'unica risposta possibile.
Funziona così in un eterno gioco delle parti. E quindi ha ragione il sindaco Mezzetti a sottolineare l'aspetto politico dell'assemblea dell'altro giorno, così come aveva ragione il centrodestra a criticare Bernardo e Parenti tre mesi fa. Hanno tutti ragione e tutti torto.
Giuseppe Leonelli