Era l'ormai lontanissima primavera 2012. Sindaco di Modena era
Giorgio Pighi. Il Pd modenese mostrava crepe profonde, frutto anche (ma non solo) delle frizioni in giunta create dal vulcanico
Daniele Sitta. Alla guida dei Dem in città vi era
Giuseppe Boschini mentre a livello provinciale la guida era affidata a
Davide Baruffi che, da solierese, aveva raccolto il testimone proprio di
Stefano Bonaccini da Campogalliano. Ex Margherita il primo, ex Ds il secondo. Intelligenti entrambi. Due intelligenze diverse, riflessiva, forse non coraggiosissima, ma solo apparentemente accomodante quella di Boschini, acuta, lucida e finanche dalemiana quella di Baruffi.
Per sanare la crisi di giunta, in quel 2012 Boschini accettò di entrare al fianco di Pighi come vicesindaco: una scelta sofferta che nelle ambiziose intenzioni del democristiano Giuseppe doveva essere il preludio al grande salto alla candidatura a sindaco 2014, un salto che - come noto - venne stoppato dal protagonismo di
Francesca Maletti.
Premio di consolazione (si fa per dire visto, almeno dal punto di vista economico, il compenso decisamente superiore rispetto a quello del sindaco) l'elezione in consiglio regionale nell'autunno 2014. Davide invece si lanciò nelle parlamentarie Pd e, nonostante l'ostruzionismo di buona parte del partito, divenne - pur di un soffio - deputato. Poltrona che 5 anni dopo gli venne negata dal Pd stesso, in quel momento renziano, che non lo ricandidò nel 2018 (punendo anche l'altro suo compagno modenese ex Ds Stefano Vaccari, ora braccio destro di Zingaretti, con una candidatura nella difficilissima Bassa risultata poi perdente). E Baruffi venne poi ripescato dall'amico Bonaccini nella squadra di viale Aldo Moro.
Ecco, oggi, a otto anni di distanza, le strade dei due eterni rivali, figure simbolo della fusione a freddo tra l'anima comunista e quella Dc all'interno del Pd, si tornano ad incrociare.
E questa volta l'ex Ds Davide vince sull'ex Margherita Giuseppe. A Baruffi con la nuova giunta-Bonaccini va il ruolo strategico di sottosegretario dalla presidenza della Regione Emilia Romagna, mentre Boschini (sacrificatosi anche alla guida della delicatissima commissione Bibbiano) resta fuori dalla assemblea nonostante la marea di preferenze per la scelta di Bonaccini stesso di non chiamare in giunta Palma Costi (ricordiamo che 5 anni fa proprio la promozione della Costi consentì all'altro ex Ds Enrico Campedelli di essere ripescato). Boschini fuori, proprio come Campedelli, ricordiamo, sfiorati entrambi (pur non indagati) nel caso Carpigate contro il sindaco di Carpi Bellelli (Boschini solo attraverso il suo collaboratore Mattia Vivarelli, anche egli non indagato, e Campedelli da alcune intercettazioni).
La sconfitta brucia, ma Boschini replica con eleganza e prepara le armi per la prossima battaglia, magari proprio quella per la successione a Giancarlo Muzzarelli tra 4 anni quando Francesca Maletti, eletta in viale Aldo Moro superandolo di un soffio, meno di 300 su oltre 5000 preferenze, non ostacolerà finalmente le sue ambizioni.
'Per Modena in Giunta non ci sarà più Palma Costi e quindi il nuovo riferimento modenese sarà non un assessore, ma il ruolo di 'sottosegretario' affidato a Davide Baruffi, ex-segretario provinciale PD, ex-parlamentare, cui pure vanno i miei migliori auguri di buon lavoro - scrive Boschini, concedendosi pur nella eleganza, una punta di malizia sottolineando due volte quell'ex -. E' un ruolo diverso da quello pienamente 'politico' di un assessore, ma è un ruolo comunque importantissimo. Il suo impegno costante e la puntualità nelle risposte per Modena sarà essenziale, perché chiaramente la rappresentanza di territori per noi tutti da recuperare, come montagna e bassa modenese, oggi non è certo più forte di ieri in Regione. Per quanto mi riguarda, come avevo già spiegato, il responso era già venuto dalle urne, seppure di misura; ringrazio comunque i tanti che fino ad oggi e in questi giorni mi hanno augurato di poter rientrare a seguito di qualche 'scatto' dalla Giunta: non è così, ma ribadisco, ero e sono sereno'.
Un modo democristiano per dire 'quel posto lo meritavo io, non Davide'.
Giuseppe Leonelli