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Nei commenti si può sbagliare. E quando l'errore si rivela clamoroso è giusto ammetterlo. Due settimane su La Pressa ironizzammo sul paragone fatto da Stefano Bonaccini tra il coronavirus e il sisma 2012. 'Ce la faremo anche questa volta come accadde dopo il sisma 2012' - disse il governatore emiliano romagnolo.
Parole pronunciate quando ancora gli slogan nelle città erano ben saldi al 'Non ci fermiamo', quando ancora risuonavano le risate delle cene in allegria nei ristoranti cinesi.
Su questo giornale abbiamo sempre dato conto con puntualità delle cifre e del crescere della tragedia, tanto da essere accusati (come molti altri media) di avere contribuito a creare 'paura'. Viceversa in quel caso, con quell'articolo, abbiamo sbagliato. Non volevamo credere a quel paragone, al paragone con la catastrofe del 2012 in Emilia che provocò morte e distruzione ancora visibile nei centri della Bassa.
Invece Bonaccini aveva ragione, consapevolmente o meno, aveva intuito tutto. Questo virus rappresenta qualcosa di altrettanto terribile, una prova altrettanto devastante, non solo per la nostra Regione ma per l'Italia. In primis per la salute dei cittadini: tutti, indipendentemente dalla loro età.
Va detto. Con pacatezza ma senza edulcorare nulla.
Ora, se Bonaccini sapeva quello che stava dicendo, due settimane fa, quando i morti in Italia erano 11 e in Emilia Romagna i casi appena 23, perchè non ha agito di conseguenza? Perchè non ha fatto pressioni per provvedimenti drastici?
Sul passato nulla si può fare. Vero. Ma sul futuro e sul presente sì. Perchè dunque, ancora ieri, Bonaccini ha chiesto viceversa al Governo di lasciare totalmente libera la circolazione di merci e persone per lavoro?
Oggi in Italia la percentuale dei decessi (366) tra i casi totali diagnosticati di coronavirus (7375) è di oltre il 4,9%, l'8,8% (650 casi) è in terapia intensiva, il 48,3% (3557 casi) è ricoverato con sintomi, il 29,6% (2180 casi) è in isolamento familiare e l'8,4% (622 casi) è guarito. In Emilia Romagna su 1180 casi positivi i decessi sono stati sinora 56 (mortalità del 4,7%), 75 le persone in terapia intensiva (6,3%), 27 le guarigioni (2,2%).
E' un terremoto, è peggio di un terremoto. Meglio prendere coscienza della realtà e assumersi la responsabilità di azioni drastiche.
La prima stesura del Decreto Conte invitava a chiudere tutto per quattro settimane, poi in 24 ore ogni cosa è cambiata e i dicktat si sono trasformati in una sorta di 'consigli da manuale delle Giovani marmotte'. Ritornare sui propri passi e ammettere di avere sbagliato è possibile. Anche se impopolare.
Giuseppe Leonelli
Redazione Pressa
La Pressa è un quotidiano on-line indipendente fondato da Cinzia Franchini, Gianni Galeotti e Giuseppe Leonelli. Propone approfondimenti, inchieste e commenti sulla situazione politica, .. Continua >>